L'educazione sessuale è definita come l'insegnamento della sessualità umana , comprese le relazioni intime, l'anatomia sessuale umana, la riproduzione sessuale, le infezioni a trasmissione sessuale, l'attività sessuale, l'orientamento sessuale, l'identità di genere, l'astinenza, la contraccezione e i diritti e le responsabilità riproduttive oltre che le possibili disfunzioni sessuali che alterano la qualità di vita e della relazione. Davvero tanto per riuscire ad entrare appieno nelle scuole. Nel corso della crescita, gradualmente, bambini e adolescenti acquisiscono conoscenze e si formano immagini,
valori, atteggiamenti e competenze riguardanti il corpo
umano, le relazioni intime e la sessualità. In questo processo essi utilizzano un’ampia gamma di fonti dalle quali
apprendere: le fonti principali, in particolare nelle fasi più
precoci dello sviluppo, sono quelle informali, tra le quali
troviamo i genitori, che sono di importanza fondamentale nelle fasi iniziali. Solitamente, il ruolo dei professionisti, di area medica, pedagogica, sociale o psicologica,
non è molto pronunciato in questo processo, poiché,
come ben si comprende, quasi sempre si ricerca un aiuto professionale solo in presenza di una problematica,
e di un tipo di problematica che esclusivamente un professionista può aiutare a risolvere. Tuttavia, nella cultura occidentale la crescente enfasi generale sulla prevenzione dei problemi, che investe in modo crescente anche
la sfera dell’intimità e della sessualità, ha portato a richiedere un maggiore coinvolgimento dei professionisti in
questo ambito.
Nel contesto dell’educazione sessuale è importante
l’espressione “adeguato rispetto all’età”. In effetti, sarebbe
più corretto utilizzare l’espressione “adeguato rispetto allo
sviluppo” dal momento che non tutti i bambini crescono allo
stesso ritmo. L'educazione sessuale dovrebbe essere adeguata non solo all'età ma anche allo sviluppo del bambino/adolescente, ed essere ricca di dettagli misurati, previa una indagine conoscitiva delle conoscenze di ognuno.
Un bambino di quattro anni potrebbe chiedere da dove
vengono i bambini e la risposta “dalla pancia della mamma”
è di solito sufficiente e “adeguata per l’età”. Solo in seguito
lo stesso bambino potrebbe iniziare a domandarsi: “Come
ci arrivano i bambini nella pancia della mamma?” E in quel
momento sarà “adeguata per l’età” una risposta diversa. La
risposta non corretta è “sei troppo piccolo per queste cose!”.
Il concetto di “adeguatezza rispetto all’età” spiega perché
nell’educazione sessuale può essere necessario tornare
sugli stessi argomenti in età differenti: al crescere dell’età gli
stessi argomenti verranno illustrati in maniera più esaustiva.
Ma come parlare di sesso ai figli o ai nipoti ? In linea generale tra i tre e i cinque anni spiegate le diverse parti del corpo chiamandole con il loro nome scientifico, soprattutto quando il bambino si tocca i genitali. Oppure prendete un bambolotto, fate i confronti e chiamate le parti intime con i loro nomi scientifici (i nomignoli vanno bene solo se accompagnati dal nome medico scientifico).
Tra i cinque e gli otto-nove anni spiegate come nascono i bambini, come avviene il concepimento e come si sviluppa il bambino nella pancia della mamma. Spiegate come avviene il parto. Naturalmente avete spiegato anche il ciclo mestruale e cosa significa pornografia.
Infine tra gli undici e i quattordici anni l’amore e il primo rapporto, spiegando cosa significa rispetto e accondiscendenza, delicatezza e dolore sessuale di cui potrebbe soffrire una donna. Per molte ragazze "la prima volta" rimane un grande trauma per il dolore, soprattutto se non abbastanza coinvolte. Magari bastava solo che il genitore avesse spiegato a cosa serve il lubrificante. Vedo ancora troppe donne non più giovanissime con il vaginismo da contrattura per paura, traumi o ipertono del pavimento pelvico, che mai prima avevano confessato a qualcuno il loro problema.
Partite dai cardini della pulizia e dell’igiene, poi comprate un preservativo mostratelo alle ragazze e non solo ai ragazzi e dite a cosa serve. Le malattie sessualmente trasmissibili possono causare danni anche molto gravi. Guardate il significato della parola masturbazione e spiegateglielo che non è nulla di male ma che è un’azione intima e privata che va fatta da soli o in coppia con la propria compagna o compagno. Potreste notare che già a 7 anni i figli iniziano a toccarsi i genitali provando piacere, solo che lo fanno in luoghi non appropriati. Non ammoniteli. Invitateli a farlo solo nella loro cameretta.
Non date mai per scontato che vostro figlio o nipote sia eterosessuale e siate comprensivi e aperti.
Un genitore o un nonno aperto permetterà ai ragazzi di chiedere maggiormente aiuto nelle difficoltà.
Lo so, non è facile, soprattutto se per primi noi siamo cresciuti con tabù e incertezze. Allora portate i ragazzini dagli esperti che sapranno aiutarvi con le parole giuste.
Se la scuola non apre le porte a sessuologi e consulenti sessuali, fatelo almeno voi.
Dott.ssa Fanni Guidolin
Specialista nella riabilitazione del pavimento pelvico e
Consulente Sessuale