La ragazza con la felpa rosa

Sarà stata quella felpa rosa, che le colorava le gote, o gli occhi a cuore, la sofferenza sotto al camice o le tante lacrime versate. Sarà stato il suo meraviglioso sorriso, la camminata veloce e gli occhiali neri sulla punta del naso o forse la delicatezza e le parole sussurrate piano ad avermi riempito la giornata di emozioni. Il nocciola dei suoi occhi mi teneva incollata a quel piccolo riquadro. Le avevo letto qualcosa di strano a prima vista ma non avrei immaginato ciò che mi avrebbe raccontato di li’ a poco. 



Era passata dall’altra parte, quella della paziente oncologica, con una feroce laparotomia che le squartava la pancia e una ventriera stretta che gliela sosteneva. Io non riuscivo a crederci. Non la vedevo da mesi. Me la ricordavo un anno fa nel reparto covid, dove con altre colleghe vestita da marziana trascorreva almeno dieci ore in piedi, senza nemmeno poter fare la pipì. Era lei ad aiutare anche i malati oncologici. Lo ricordo ancora quel pollice alzato di la’ dal vetro, quando si chiedeva “come va?”. La riconoscevo solo perchè si scriveva il nome a pennarello sulla schiena. Un lungometraggio muto che parlava soltanto nella mia testa. E la ritrovavo ora, con un perfido tumore appena sradicato che la trapassava da parte a parte. Un tumore che ti mette in pausa e mette in pausa le parole, la punteggiatura, i fogli bianchi da dover necessariamente riempire. Eppure  nei suoi occhi c’era una tale serenità da sorprendermi. Qualcosa era entrato tra le maglie slabbrate di un cuore stanco. Aveva trovato posto e lo aveva fatto sentire  meno affaticato, ne ero sicura. 

Ho capito subito che centrava l’amore. Mi si aggrovigliarono all’istante le corde vocali. Mi scappava da piangere. Ho capito che questo sentimento bellissimo può trasformarti, farti volare a due metri da terra, alleggerirti anche il peso di un cancro senza pietà. Ho capito che l’amore è un sentimento che riempie e ossigena; guarisce anche se l’ universo non sempre ascolta ciò che ci passa per la testa. 

Quanto vorrei che ogni paziente oncologico avesse la sua stessa fortuna, quella di un vero amore accanto. Qualcosa che si scaraventi sul pavimento della vita rotolando dalle risate insieme alle galassie notturne, come mi raccontava lei, quella infermiera dalla felpa rosa, la mia grandiosa inestimabile collega. 


 

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