Con il cuore al buio
E' scomparsa anche lei.
Ha chiuso gli occhi stasera, e non li riaprirà mai più. Era una mia coetanea.
Qui le persone continuano a morire. No, non per il Covid. Per il cancro, che ogni giorno uccide quasi cinquecento persone in Italia. In perfetta sintonia con la modernità.
Non c'è un filo di vento stasera e il freddo è sopportabile. E' il cuore a rabbuiarsi. Come se non volesse lasciar posto ad altro dolore, ad altre cicatrici, e togliesse il posto al Natale, che anche se siamo costretti a trascorrere da soli, dovrebbe farci riflettere sulla fortuna di non essere malati. Ma è un dolore furbo anche il mio. Svagheggia, si muove tra le ossa, scompare per poi riemergere più forte di prima, quando sono già tornata a casa.
Non hanno grandi desideri i miei pazienti oncologici. Glielo ho chiesto stasera a due dei tanti.
Uno vorrebbe poter mangiare una pizza. Come un uomo maldestro, piegarla a metà, come un panino, e addentarla a bocconi giganteschi, come gli hanno proibito di fare. Un altro vorrebbe veder crescere suo figlio adolescente, quadrilatero felice con un'anima da libellula. E noi? Cosa desideriamo noi?
Prima che il consumismo sequestrasse anche quest'anno il Natale, per usare una frase di Papa Francesco, lanciandoci alla ricerca di regali e pacchetti per ognuno della famiglia, forse avremmo desiderato poterci di nuovo abbracciare. Mi sembra un desiderio lontanissimo e irraggiungibile stasera. Quasi non ricordo più lo schiocco di un bacio sulla guancia o il calore di una mano amica che stringe la mia. Ecco, io vorrei questo sotto l'albero, incantarmi in una paresi di meraviglia, mentre tutti mi riempiono di baci e abbracci, come sponde sulle quali infrangermi.