La rosa rossa che porto in tasca
“Sì! Chi parla?”.
Mi ha risposto così al telefono Patrizia Napoleone, scrittrice, psicologa e portatrice di una storia dalle mille sfumature di rosso.
Rosso come il sangue della sua malattia; rosso come l’amore per Giancarlo e Valentina; Rosso come la rosa che porta in tasca, una stomia che le ha salvato la vita ma che le ricorda anche tutta la rabbia che ha congelato il suo corpo.
“Siamo soliti pensare alla rabbia come a qualcosa di colorato, simile al fuoco, che si muove dentro di noi, che si agita, che è fluido ed è prodotto dall’ elaborazione di un istinto”, dice Patrizia. La sua rabbia invece, ha gelato il suo corpo paralizzandolo. Lo ha asfaltato, ingessato, bloccato.
Poi finalmente, la luce.
L’ha salvata la meditazione. Ha capito che il percorso spirituale poteva aprire un nuovo universo dentro di lei. Un varco in cui introdursi per trovare anche delle risposte alle ingiustizie subite.
Avrebbe così potuto accettare la stomia, gli interventi e gli “errori” dei medici. Accettare non significa rassegnarsi. Lo scrive più volte nel suo libro “La rosa rossa che porto in tasca”. Accettare significa partire nuovamente.
“C’è sempre un viaggio per ricominciare.
E ad un certo punto arrivi ad un patto con la malattia”.
Durante la chemioterapia scrivere e mantenere la sua pagina social l’ha aiutata a tenersi in relazione con il mondo. L’ha aiutata a sospendersi nel tempo di cura senza bloccarsi. Il cancro è una malattia cronica che può lasciarti spazi vitali, da riempire con i pensieri, con la lettura e con la magnifica scrittura delle emozioni che provi in quel momento.
Ci ha lasciato un dono immenso Patrizia Napoleone con questo libro, che consiglio davvero a tutti. Anche a chi non ha conosciuto il cancro.