A testa bassa
Mi sono seduta lì in fondo, su quella panchina, con la mascherina che copriva il naso, anche se nessuno mi era vicino. Non volevo che mi notassero. La mascherina è diventata la perfetta copertura delle nostre espressioni, che a volte ci fa comodo, altre volte ci fa odiare la sua esistenza. Io volevo osservare il mondo degli umani in pace, scrutarne i particolari e coglierne le differenze.
E' strano vedere come la maggior parte delle persone cammini guardando a terra o Poco più in su.. Uno sguardo fisso, legnoso, puntato appena davanti ai piedi, col mento che si avvicina al petto. E' così che ci rimpiccioliamo. Con gli anni cambiamo la nostra postura, la schiena si curva e il collo si accorcia. Non è solo colpa dello schiacciamento delle vertebre. E' colpa anche nostra, che ci adagiamo sul nostro fondoschiena o diventiamo gobbi perchè dai, diciamo la verità, si sta più comodi così.
Guardo le persone curve sotto al peso delle loro sofferenze, di un lavoro che ha cambiato loro il fisico, di amori che hanno chiuso loro il petto, di malattie che hanno riempito le loro pance di cicatrici dolorose.
Guardo le persone camminare svelte, spedite, per lasciare che la frenesia si impossessi delle loro giornate, in modo da pensare meno all'oggi, che è dove stiamo.
Guardo le persone camminare lente, in pace con se stesse ma accorciate nel tempo e nello spazio. Che si fanno piccole, per non farsi notare. Che se potessero avvolgere la testa sul loro petto lo farebbero.
Mi piacerebbe che tutti cominciassero a specchiarsi nelle vetrine dei negozi. Non di fronte però. Di lato, di profilo, in movimento, mentre camminiamo, a passo rapido o lento non importa. Guardiamoci quanto storti siamo diventati. Guardiamoci come deborda la nostra pancia rilassata curvata tanto quanto le spalle, per fare loro concorrenza.
Osservo: taciturni a passo ergonomico, a tratti troppo meccanico o trascinato. Curvi. E bassi. Sono tutti più bassi della loro vera altezza.
Osservo: chiaccheroni con l'orecchio chino sul telefono, quando manca l'auricolare, col collo piegato e la schiena a forma di "s".
Osservo: pochi, rari, dritti imperterriti, di collo, di spalle e dic uore, col respiro bloccato e un ciao che fatica a venire. Dietro una mascherina che ci rende tutti marziani ma col grande dono di un paio di occhi. Se mi guardi ti vedo sai?
Come se tutti gli esseri che passano qui davanti fossero un riciclaggio di corpi continuo, in mutamento inarrestabile, come scrive Coccia, il filosofo. Un miscuglio di pezzi che possiamo comandare ma di cui non conosciamo questo potere. E facciamo invece vincere la pigrizia, la comodità e l'abitudine. Lasciando i pezzi allo sconquasso.
Per fortuna che c'è chi li sa aggiustare.
Fanni Guidolin