Paura e Incontinenza
Un esame diagnostico, una visita medica, un colloquio di lavoro, un incontro che si è programmato da tempo sono situazioni in cui i pensieri legati all'esito dell'evento possono attivare una paura incontrollabile.
La paura è fisiologicamente legata all’amigdala, una parte del cervello, sul sistema cosiddetto limbico. In risposta ad uno stimolo ritenuto minaccioso, l’amigdala genera reazioni accelerando il ritmo cardiaco, aumentando la pressione sanguigna, attivando il tono muscolare (ipertono). L’amigdala, inoltre, attraverso un'altra parte del cervello, stimola l’ipofisi (una ghiandola sempre del cervello) che produce gli ormoni tipici delle situazioni di stress. Viene liberata adrenalina (ormone) che si riversa nel sangue, i surreni provocano la liberazione del cortisolo (un altro ormone dello stress) e si innescano una serie di reazioni tra cui la tachicardia, la sudorazione, il tremore, la dilatazione delle pupille, la fuga o, al contrario, il blocco delle reazioni motorie, come scriveva in uno studio scientifico un autore chiamato Oliveiro nel 2013.
La paura dunque si esprime attraverso il corpo.
Per alcune persone vi può essere il bisogno continuo di andare a fare pipì o andare a defecare. Lo stimolo è talmente impellente che per alcuni vi è l’impossibilità di arrivare in tempo alla toilette. E così insorge un nuovo problema: l’incontinenza. Sia essa urinaria, fecale o anche ai gas, genera in chi la prova un senso di angoscia che paralizza la persona, la rende incapace di uscire di casa per raggiungere la destinazione prefissata. E come una profezia che si auto avvera tutto andrà storto. La persona oltretutto si autoconvincerà di avere un problema vescicale, intestinale o dello sfintere anale . Tale reazione può essere utile in un primo tempo per non avere la sensazione di essere essa stessa la causa della mancata riuscita del proprio desiderio, del proprio programma. C’è qualcosa nel corpo che non funziona e non nella psiche. Ma dopo aver accertato che tali organi funzionano adeguatamente e non vi è nemmeno un rilassamento dei muscoli perineali per cui nessuna riabilitazione sarebbe risolutiva, la persona si ritrova a dover guardare dentro di sé, ad accettare che l’unico modo per uscirne è chiedere aiuto allo psicologo.
Una consulenza e un breve percorso di psicoterapia possono aiutare la persona a credere di non essere diversa dalle altre, di avere la capacità per affrontare situazioni nuove e impreviste, a cogliere le opportunità che la vita offre, a pensare che le indagini diagnostiche e le visite mediche sono ciò di cui si ha bisogno per stare bene e non vissute come la conferma che qualcosa non va e non potrà riprendere a essere parte del proprio vivere.
Essere in salute significa innanzitutto essere in armonia, comprendere che anche la mente influenza il corpo e nessuna delle due può fare a meno dell’altra. Essere emotivi, essere sensibili alle circostanze rappresenta un valore aggiunto dell’individuo ma va inserito all’interno di un’identità che non deve divenire una minaccia per se stessi.
Articolo scritto con la collaborazione della dott.ssa Caterina Bertelli Psicologa Psicoterapeuta esperta anche di problematiche perineali correlate alla psiche.
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