Il cateterismo che supplizio
Simone avrebbe voluto strapparselo con i denti il catetere. Come Cristina, che è arrivata a dire le parolacce tanto era il dolore quando glielo hanno infilato. Rosaria scrive di aver subito un danno da parto all'apparato urinario e di essere stata costretta, dopo il parto, a portare il catetere. Si chiama "stupor nervoso". E' un problema di "spellamento" e "danno temporaneo" ai nervi del pavimento pelvico che mandano in tilt la macchina urinaria e la donna va in ritenzione acuta di urina con necessità di svuotare la vescica con un catetere. Dopo qualche giorno il nervo si rigenera. La notte la ricorda lunghissima, con le vibrazioni dei passi sul pavimento che facevano perfino oscillare la sacca, posta a terra, e che risuonava con un riverbero nella sua uretra martoriata. Ad Elly Melinda lo hanno dovuto posizionare dopo un intervento chirurgico in cui l'anestesia aveva paralizzato la sua vescica. Anche lei era in ritenzione urinaria acuta. Era sveglia e ancora si ricorda il dramma. Gianni invece è abituato ai cateterismi estemporanei che praticava già da bambino.
L'esperienza del catetere sembra davvero traumatica. Si tratta di un tubicino di silicone o gomma, morbido e flessibile, di calibro diverso, al massimo grosso come una penna bic. Viene infilato dall'urologo o dall'infermiera in vescica, passando attraverso l'uretra (il canalino della pipì).
Si deve porre attenzione alla sterilità perchè il rischio di infezione è molto elevato. Se il sistema vescicale detrusore-sfintere non funziona, la vescica non si contrae per espellere l'urina. Il muscolo detrusore (rubinetto) non si rilascia e l'urina viene ritenuta in vescica. A volte il catetere è temporaneo, altre volte permanente e altre ancora si introduce a intermittenza, come nelle vesciche neurologiche che si riempiono ma non si svuotano mai da sole. Il paziente, in questo ultimo caso è istruito sulla manovra. Sarà egli stesso, abilità permettendo, a praticare lo svuotamento della vescica attraverso il cateterismo ogni tre-quattro ore.
Ma i sentimenti sono sempre spiacevoli, come le emozioni e i ricordi. Lo scrivono apertamente i lettori della mia pagina Pelvicstom di Facebook, sotto al post. Valentina piange ancora oggi, con le ritenzioni e un rene che fa i capricci. E poi la nefrostomia, l'urina espulsa e quella trattenuta, non ne può più di questi conteggi. E anche i chirurghi sembrano abbandonare le armi.
Sono molte le persone che soffrono per una vescica neurologica, che non funziona più.
Una giovane ragazza mi ha scritto una mail. Mi raccontava la sua esperienza: a vent'anni il caterismo estemporaneo ma tanta forza di volontà. "Grazie per gli argomenti che tratti Fanni, mi fanno sentire meno sola", ha aggiunto alla fine.
E' stata lei ad ispirare il sondaggio che ho voluto fare sul cateterismo e vi ringrazio per esservi aperti al racconto della vostra esperienza personale. Non è facile parlare della propria intimità. E le urine, così come le feci, sono effluenti sporchi, odorosi, dei quali ci si vergogna.
Pochi si soffermano a pensare che se non si espelle l'urina o non si evacuano le feci, si può stare così male da finire in ospedale, o sotto i ferri o uscirne con una stomia. E' un atto naturale e semplice e non dobbiamo vergognarci quando non funziona.
Mi sento di consigliare dei lubrificanti anestetici per il dolore uretrale (i pazienti dicono che è come se si percepisse il fuoco). O di chiedere consiglio al proprio medico per antispasmolitici, che limitano le contrazioni
dell'uretra sul catetere generando a volte perdita di urina extra catetere ( in caso di catetere a permanenza). Ricordate che l'acqua calda rilassa la muscolatura e anche gli sfinteri trarranno beneficio. Chiedete anche consiglio all'urologo o neurologo per la stimolazione elettrica con placche di superficie sovrapubiche o perineali o con sonda anale o vaginale. A determinate frequenze è possibile agire sul riflesso pudendo pelvico e ottenere una risposta positiva. Magari non vi libererete del catetere ma migliorerete la condizione o la percezione di "vescica piena". E se non ci sono controindicazioni, vale sempre la pena di tentare.