Solo
Se ne stava inginocchiato con la testa tra le mani.
Il signore con il giubbotto rosso non si poteva non notare. Sarà che la divisa è inconfondibile o sarà che in quel posto non viene mai nessuno ma lui occupava un banco al centro della navata, dove l'unico spiraglio di luce bluette cadeva a picco. Entrava dalle ampie vetrate a mosaico, realizzate e colorate da famosi vetrai del Veneto. Un raggio più verdognolo gli colpiva il capo. I fili argentati dei capelli davano l'impressione di una retina.
Quando entri in questo posto senti un silenzio indefinibile. Io questo silenzio l'ho bramato e coltivato dentro di me. Solo la fiammella di qualche candela risponde a piccoli rivoli d'aria simili a mulinelli. Poi c'è l'odore di cera. L'odore di cera assomiglia agli odori che sfuggono quando si apre il barattolo dell'essenza di una cosa.
Ad un certo punto l'uomo si soffiava il naso, piangeva, con uno sguardo in bilico tra il pessimismo e la speranza. Credo pregasse intensamente per la moglie, pensavo io. O forse anche per se stesso. Magari chiedeva le stesse cose che chiedevo io, o ringraziava come ringraziavo io. Magari le sue erano solo lacrime di gioia. Essere della croce rossa non ti rende immune alla sofferenza forse?. No.
Si piange nella malattia, soprattutto quando hai paura. La paura ti annienta perchè ti mostra cosa potrebbe accadere e mentre la mente viaggia a velocità supersonica a fianco di quella paura, il corpo le va dietro, ammalandosi anche lui di più, per la prima volta o nuovamente.
Quando preghi è come se pensassi intensamente a qualcosa. Non necessariamente devi essere fedele a Dio. Pregare significa fare una richiesta a qualcuno con estrema umiltà, quasi con sottomissione, e quel qualcuno potrebbe anche essere te stesso, o il medico che ha operato tua moglie, l'energia che guida le sue mani, la pioggia che bagna i tuoi campi secchi, l'ostetrica che farà nascere tuo figlio, la chemioterapia che distrugge l'ultima cellula di cancro o chi vuoi tu.
Io mi avvicinai al signore senza disturbarlo. Singhiozzava. Avrei voluto mettergli una mano sulla spalla ma non si poteva. Il suo lamento confondeva le mie intenzioni. Avrei voluto dirgli che ce l'avrebbe fatta a diventare più forte, che sua moglie non avrebbe sofferto, che la vita è ingiusta ma con tutti. Vuole solo scrivere i capitoli di tante esistenze che non sono diverse le une dalle altre.
Avrei voluto dirgli che piangere fa bene e che è impossibile non farlo se ti senti affondato come un relitto, ma poi in qualche modo bisogna risalire in superficie per alimentare quella fiammella di speranza, sempre. Sarà per questo che nelle cappelle ci sono sempre tante candele accese. La preghiera è un'ancora.
Volse lo sguardo verso di me, mi guardava dai vetri brillanti degli occhiali, gli occhi sopra alla mascherina che copriva il naso erano profondi, e gonfi. Scosse la testa come per dire no, lentamente. Si strinse nelle spalle, si soffiò il naso nuovamente scusandosi. "Non ce la farà", aggiunse.
Avevo capito tutto.
Rimasi in piedi, in silenzio davanti a lui. Dentro di me sentivo quello che sentiva lui. I suoi occhi appoggiati sulla mia di divisa. La sua mano raggiunse la mia spalla.