Sola, con mille persone
Ho sempre festeggiato tutti i compleanni a casa mia. C'erano la torta, le candeline rosa, quarantacinque l'anno scorso, che la panna ormai era tutta una fonduta sulla tovaglia. E c'erano i miei, i suoi, i figli miei e i figli suoi, la musica a palla e i regali da scartare. Sempre quelli: libri, matite, segnalibri e rose, segnalibri, libri, rose e matite, matite, libri, rose e segnalibri e via così a rendermi felice come se non ci fosse stato un domani. Se il pacco era grande, era sicuramente una pianta di rosa da trapiantare l'indomani, e bisognava stare attenti alle spine. Se era piccolo potete immaginare voi come si arricchiva la mia collezione. Forse un anno ho ricevuto un aspirapolvere. Il pacco era così grande che mi ero immaginata una rampicante inglese o una Pierre de Ronsard limited edition. Avevo scambiato il tubo per il fusto !
Dunque si apparecchiava la tavola con la tovaglia bella, quella con i disegni ricamati in stile provenzale, i calici belli e i piatti, anche quelli belli. Le forchette erano quelle del matrimonio, che sono rimaste a me, ma davvero belle, forse perchè erano d'argento e valevano un patrimonio.
Stavamo in quindici in cucina che si apre a open space sul salotto. Ricordo il caminetto sempre acceso, come adesso, perchè il 26 marzo faceva sempre un gran freddo. Quando soffiavo le candeline, il coro era incredibile. C'erano il soprano con il tenore e i cantanti dalle voci sottili, quelle dei figli che prendevano in giro le strofe, burlandosi di noi, e quelli che prendevano in giro le note, stonando come campane. E mia mamma che batteva le mani, come quando compivo otto anni e bisognava dare il tempo alle amichette.
Lo spumante doveva avere le bollicine perchè il botto si doveva sentire. E guai a lasciare una candelina accesa dopo un soffio che ti consumava tutta l'aria dei polmoni, se no il desiderio non si sarebbe realizzato. "Soffiaaaaaaaaaaaaaaaa", ripetevano in coro. Era bello compiere gli anni.
Domani ne compirò quarantasei di anni. Che numero. Nè tondo nè profondo. Un numero pari che potrebbe anche passare via così, lanciando un assist al 47 e poi al 48 e via via fino al festone dei 50 se ci arriverò. Si potrebbe anche spegnere i social networks che se no domani è tutto uno squillo, e deprimersi per il tracollo. Ai tempi del coronavirus si potrebbe soprassedere anche alle feste in "singlitudine". Che poi cosa vuoi festeggiare? L'anno che cambierà la storia, il mondo e le menti di tutti gli esseri viventi per colpa di un minuscolissimo virus che ha fatto una strage?
Invece si, io non mollo. Festeggerò la vita. E domani mi sistemerò pure a festa, metterò il rossetto, il tacco a spillo e la musica in sottofondo. Anzi alta. Si, alzerò il volume a palla. "Mi sentite??" "Compio gli anni !!!".
No, il dolce no, non sono capace. Al massimo vi metto un paneciok del mulino bianco su un piatto bello con tanto di candelina, che se no chi se lo mangia poi il dolce?
Domani si festeggerà comunque. Me la canterò io la song "Tanti auguri a me tanti auguri a me", magari due volte, come ci hanno insegnato mentre ci si lava le mani contro il virus. Sola, con chi vorrà essere on line con me! Perchè qua ci si deve davvero re inventare, riscoprire che in fondo scemi e conditi di ironia si è un po' tutti, ma sono ingredienti fondamentali per non affondare.
Insomma domani farò cose...vedrò gente... vi pare poco?