Ludopatia addio?

Me lo ha scritto stamattina il messaggio la mia paziente. Pieno di faccette e cuoricini.
Forse suo marito la smetterà adesso.
E' malata la mia paziente. Ha il cancro. Ed anche suo marito è malato. Soffre di dipendenza dalle slot machine, insieme al milione e mezzo di italiani gravemente problematici e all'altro milione e mezzo a rischio moderato.
Si è svegliata gioiosa. Nonostante la chemioterapia in atto, il sacchetto sulla pancia, la nausea e il vomito. Aspettava quel finale con l'attesa di chi non ha più emozioni, congelate ormai da tempo; di chi continua a sognare cose brutte, facce senza volto, mondi senza luce e amori senza perdono. "E' molto meglio se nei tuoi incubi incontri qualcuno che non ha volto", mi dice. "Non staresti bene per tutta la giornata altrimenti". Non ne poteva più. Suo marito giocava anche on line. Lei non aveva più fiato nè voce per dirgli basta. Sembrava che le corde gridassero in silenzio, e che le ripetessero lo stesso urlo nella testa per centinaia di volte, ormai da mesi. 
E' così che vuole ringraziare il Governo per il decreto di oggi. Stando alla finestra, con i capelli sciolti sulle spalle mentre si osserva sull'altra metà del vetro. Si è sistemata con delicatezza per sciorinare la bandiera dell'Italia. Perchè non ci sono mondi paralleli in cui scappare quando sei lì dentro. La ludopatia annienta, imprigiona, e rende schiavi. Ha stretto in un angolo suo marito e anche lei. Tra gli abusi di parole e le lacrime pesantissime, che ti tolgono anche l'olfatto.
Mi scrive un lungo messaggio la mia paziente.
Oggi sente ancora.
Sente l'odore caldo e confortante del legno antico dei suoi mobili, accarezzati con cura come fossero bambini. Sente il profumo della candela, che rischiara il mucchio dei suoi referti medici. E sente l'aria felice. 
Leggera, si trucca. Come mai prima d'ora. 
Da "Il Corriere della Sera" del 23/3/2020

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