Florida, Anna, e tutto il resto che aiuta un mondo sommerso

Sicuramente quel colore di capelli le donava tantissimo. Io l'ho sempre pensato che il grigio stia divinamente con l'azzurro. Sembrava entrasse una nuvola nel salone ancora poco illuminato quando l'ho conosciuta.
Mi colpirono gli scarponcini. Azzurrognoli anche quelli, con del pelo morbidoso sulla caviglia e due placchette dorate sui fianchi. Raffinatissima.
Florida non è solo una donna affascinante, per avere settantanni (ma non glieli daresti affatto con quel rossetto rosso che spicca vivacemente sulle sue labbra) ha visto cose che una madre non dovrebbe purtroppo. Le ha mandate giù come bocconi amari, spinte nel profondo dello stomaco, schiacciate come i massi sul letto del fiume. Di ogni giorno, ogni mese e ogni anno di tremendo dolore ne ha fatto una grande lezione, camminando a braccetto con una fede fortissima. "La preghiera ti plasma il cuore, l'anima e la mente", per usare una sua frase. 
Spesso mi sono chiesta quante Floride esistano in noi. Quante poche.
Abbiamo in comune una determinazione che non si può insegnare; una persona deve averla inscritta nei propri neuroni. Non ho mai capito come questo tipo di ambizione ti entri dentro. E' come una mosca che ti si insinua in una casa, ed eccola lì: è la mosca di casa tua. Se lei non mi avesse insegnato la pazienza e la fiducia, non le avrei mai più trovate. Se lei non mi avesse parlato e scritto e telefonato fino a notte fonda, mi sarei persa nel buio. 
Non è bello condividere un passato doloroso e aspro, ma non rinuncerei più al legame con chi è stata per me un'ancora. 
Insieme a lei, Anna, Zita, Rosanna, Chiara, Elisabetta, e Sonia hanno raccolto i miei pezzi aiutandomi a ricomporli. 
Con Anna, in particolare, il rapporto è stato fortissimo da subito. L'ho adorata. Dietro ad una corazza di acciaio non ho mai visto  tanta umanità. Solo lei è accorsa in mio aiuto ad ogni telefonata improvvisa che mi gettava nello sconforto totale. Partiva e arrivava. Mollava tutto. Sapeva sempre cosa dire. Sapeva sempre cosa fare. Sapeva che quell'abbraccio geometrico, in cui infilarmici dentro lo volevo con tutta me stessa. Sapevo che con il "ce la faremo" voleva dire "non sei sola". Di lei porto il ricordo di quel ricciolino grigio che le cade perennemente sulla fronte e le dà un'aria sbarazzina, alla faccia dell'età sulla sua carta d'identità. Abbiamo percorso più di tremila chilometri insieme con il cuore a mille. Lei sentiva i miei battiti ed io i suoi sospiri che cercavo di decifrare. E quando la vedevo camminare a passo svelto significava che la sua mente pensava già alle azioni da fare dopo, sequenziali e rapide. Mi ha insegnato il coraggio. Il mio coraggio, quando annusava il pericolo, si lasciava fagocitare dalla paura di non essere all'altezza, di non essere abbastanza. E mi ci aggrappavo alle sue parole perchè in quel precipizio emotivo io stavo inevitabilmente scivolando. 
Ognuno del gruppo, ognuno di loro, e mi dispiace non poterveli descrivere tutti, ha saputo regalarmi minuti preziosi del proprio tempo. Con Chiara il tempo al telefono è stato anche di ore. Condividiamo ancora i ricordi della nostra adolescenza e i drammi dell'età adulta. Ma anche i sogni, che sono eroici slanci di speranza. E un destino comune che ci fa sentire più vicine. E' una donna dal sorriso pieno, contagioso, che sa piegare il capo con umiltà. Adoro la sua dolcezza. E' come cucita nella sua voce, bassa, pacata, teneramente sottile. 
Rosanna mi ha prestato un libro. Lo conservo gelosa e lo rileggo spesso. Anche noi due abbiamo molte cose in comune. Ha una fragilità disarmante ma ben nascosta, che spero non le faccia male, scavandola dentro. Quando appoggia la sua mano sul mio braccio mi sento al sicuro. Che bello essere al sicuro. Allora io la ringrazio e lei mi risponde "per così poco?". Ma lei le mani le allunga verso di me per non lasciarmi sprofondare nello stesso struggente, inquietante, tragico destino. "Ce la faremo" mi ripete. 
Elisabetta mi chiede sempre cosa provo. Come una pennellata bianca rischiara i miei sentimenti, li porta alla luce e questo mi fa un sacco bene. Contrasta con il denso primo piano della tristezza che ho spesso stampata in viso. Con lei sento un dialogo vero, che mi muove dentro e dà spessore alla mia forza. E quando le storie si intersecano e si complicano c'è Sonia ad intervenire. Lei ti capisce sempre perchè credo che non ci sia un centimetro della sua pelle che non ha provato dolore. Ogni frammento della sua esistenza, se la ascolti, frantuma le tue paure. Lei lo ha conosciuto prima di me il buio. Del suo abbraccio invidio quella materna abbondanza che rassicura, scalda, potentemente. Ti dice le cose fuori dai denti, scrollando i tuoi sensi di colpa per fare spazio a più sicurezze. Se non sei sicura non puoi agire e se non puoi agire non raggiungi nessun obiettivo. 
E poi c'è Zita, un'ispirazione fatta a persona. Lenta, riflessiva, apre i cassetti dei pensieri uno alla volta, sempre. Le risposte sono concentrati di saggezza, un po' miste a fede o un po' meno mistiche e più realistiche. A volte mi fa sorridere con quegli occhi a fessura che assomigliano ai miei. Se non avesse i capelli rossi e ricci non sarebbe più lei. Accompagnata da anime in rivolta pronte non ti chiama due volte. Se la ami, la segui.  

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