Ci sono anche loro
Nessuno ne parla. Ma stamattina mi sono soffermata a guardarli. Andavano su e giù dal furgone, bardati come lo siamo noi del resto, lanciando sacchi di spazzatura e mettendo ordinatamente in fila gli scatoloni di materiale infetto da spedire in discarica. Spiccavano i guanti azzurri e le mascherine allacciate, strette in testa e sul volto. Salivano sull'elevatore emettendo dagli auricolari un sottile e distante flusso di rabbia ritmica. Chissà che musica era.
Sono lavori indispensabili, e dignitosi. E coloro che li scelgono sono ammirevoli.
Magari non saranno in prima linea come i medici e gli infermieri o altri operatori sanitari ma ricordiamoci che dietro alla macchina da guerra ospedaliera c'è un esercito. E loro ne fanno parte. Un plotone di servizievoli operatori del centralino, che mantengono la calma e calmi gli agitati pazienti, con i portinai, pronti a selezionare gli ingressi e a rispedire indietro chi non può entrare, ascoltando i loro respiri tremebondi. Ci sono le donne delle pulizie, che a suon di stracci "amuchinati" fanno fuori il coronavirus da ogni angolo e poi si lavano le mani con l'energia di un chirurgo; i ragazzi del magazzino, che smistano le merci in arrivo e partenza. Come Max, che oggi mi salutava da lontano bardato fino al collo, stretto nel suo giubbotto verde militare mi sembrava pronto per il fronte. E ancora gli addetti al servizio anti incendio e i manutentori, i tecnici. Si sta insieme purtroppo, anche se si passa furtivamente nei corridoi non a uno ma a due o tre metri di distanza. Abbiamo imparato a parlarci con gli occhi. Sotto la mascherina il volto sembra meno duro e più espressivo. Ci si osserva in ogni superficie riflettente, fissando accigliati la nostra immagine. E' bellissimo il linguaggio degli occhi. Nasconde la paura di un evento epocale, che cambierà il nostro mondo e il nostro modo di essere. Ma ci insegna a scrutare da là sotto quello che prima ci sfuggiva di mano o che davamo per scontato. Bisogna pur trovare il modo di rendere dinamico il proprio mondo no?.
E che poi non è così semplice abituarsi al proprio respiro sotto la maschera. Fa caldo, è umido, pregno di odore. Ci lega la mandibola e ci tira i capelli, ci ammacca il naso, ci tira le orecchie. Oggi l'ho vista indossare da tutti, ma io l'ho messo lo stesso il rossetto rosso sotto. Mi sembrava di essere più me e meno marziana.