La crisi di mezza età
La fine della giovinezza si sposta sempre più in qua nel tempo, oggi accettiamo l’idea di aver raggiunto la mezza età mediamente a 45 anni. Insomma, la crisi quando arriva arriva, ma per prepararci al fatidico appuntamento, Setiya, docente al Mit di Boston , Suggerisce di concentrarsi sul presente, senza porre attenzione al passato né al futuro e affidare il nostro equilibrio interiore ad attività prive di scopo, anziché farlo dipendere dal continuo compimento di progetti che una volta terminati lasciano un terribile senso di vuoto.
Osservare la propria esistenza anche quando la vita personale e professionale va per il meglio ma scatena comunque un disagio, ci aiuta a capire che all’origine di tutto c’è il nostro attaccamento alla vita. Prima poi la consapevolezza che non siamo immortali diventa concreta. Certamente, una storia personale dolorosa può acuire la crisi: matrimoni naufragati, solitudine, lavori frustranti problemi di salute annientano spensieratezza e fiducia in ciò che ci aspetta.
Anch’io, a 45 anni appena compiuti , ho capito che vivere rincorrendo un progetto dietro l’altro mi condanna a una perenne instabilità, perché significa far dipendere il mio benessere da un fine che per sua natura, una volta raggiunto, si estingue lasciandomi un vuoto. Questo mi rende più vulnerabile alla crisi, senza contare che i progetti fondamentali si concentrano nella prima metà della vita, facendo sembrare la seconda priva di senso. Da qui ho colto l’importanza delle attività prive di scopo, quelle che mi infondono equilibrio senza scadenza, come trascorre del tempo con gli amici, un rapporto che non è fatto di obiettivi da raggiungere ma di momenti piacevoli appaganti. Oppure arricchirmi gli occhi di arte e cultura. Sono riuscita quindi a trasformare la mia ansia in energia e l’energia in scrittura. Al fine di scrivere e descrivere, ho imparato ad osservare le persone e le cose da dentro e a desiderare di conoscerle e di conoscerne tante. Di essere curiosa della loro vita delle cose che fanno, di come la pensano. Ho imparato a pensare che l’esistenza è un processo e non una sequenza di fasi e che le piccole cose, infondono appagamento per tutta la vita, anche quando essa stessa ti sembra terribile.