UNA SIGNORA DELLE PULIZIE
Non so con chi ce l’avesse stamattina, fatto sta che si notavano due rughe profonde solcate tra le sopracciglia, ad imbruttirle ancor più lo sguardo già rabbioso. Più che spingere il carrello dei detersivi in un tintinnante clangore di scopettoni, secchi e sacchi neri e gialli, brontolava contro il sistema, contro il bagno da lavare, scalpicciava sul pavimento da spolverare, parlava concitata, guardava sbieca la maniglia imbrattata da pulire. Sembrava come assalita da rigurgiti di angoscia e di rabbia.
La signora delle pulizie avrà avuto anche le sue ragioni, abbiamo tutti le nostre ragioni quando siamo arrabbiati, ma ce le teniamo per noi, senza prosopopee o teatralità esternate in gesti poco consoni alla situazione di un malato in ospedale. Il ricoverato vorrebbe stare tranquillo. Non certo sobbalzare nel letto, come quando la signora diede l’ultimo strattone per sfilare completamente lenzuolo dall’angolo mal piegato, che toccava terra.
Il familiare mandava giù l’ansia del tempo e anche lui voleva stare tranquillo. Avrebbe alzato i piedi se la tizia gli avesse chiesto di poter passare la scopa sotto. Se la signora avesse voluto, sarebbe anche uscito dalla stanza, bastava dirlo, non occorreva che spolverasse anche le sue di scarpe, che poi i pallini di lana si attaccavano su tutti i pantaloni neri di panno.
Sempre più incavolata, chiuse la porta del bagno così forte che pensavo la volesse staccare. Il letto aveva i freni alle ruote per fortuna, se no chissà dove lo avrebbe spedito. Persino nel togliere i guanti bagnati di candeggina dopo aver pulito il wc, fece un rumore assordante, neanche avesse fatto scoppiare un pallone aerostatico.
Io abbozzavo un clandestino segno della croce nel punto in cui il petto agitato, mi partiva, sperando si calmasse.
C’è arrabbiatura e arrabbiatura perdiamine e c’è luogo e luogo in cui sfogarsi. Magari passando due volte il mocio anziché una sola, così da esaurire più energia e scaricare il nervoso. O prendendosi una camomilla setacciata doppia o tripla, di quelle che impregnano i muri domestici di profumo rassicurante. Forse così il suo volto dal mento butterato di fossette e troppo ricco di smorfie antipatiche, si sarebbe rilassato spianando i solchi. Che poi quella maniglia unta stava ancora là , neanche una passatina.