Il Pavimento Pelvico è arte
Il corpo, nella storia dell'arte è stato sempre rappresentato. Nel nudo, il pavimento pelvico cattura l'occhio in un primo piano definito.
Al lettore ignaro di questa regione perineale, basti pensare a quell'insieme di organi, muscoli e tendini del basso ventre, che chiude inferiormente il bacino e che comprende la vagina, l'uretra e l'ano nella donna, il pene, i testicoli e l'ano nell'uomo.
Il pavimento pelvico è sempre stato usato come linguaggio, mezzo di comunicazione. Luogo glorioso, materia flessibile, territorio promiscuo, per alcuni artisti, spazio mistico per taluni, da metamorfosare, per altri.
Il pavimento pelvico come uno spazio chiuso presente e variabile all'interno del corpo assume le forme armoniose del contorno in cui si appoggia.
Si fermi il lettore, ad osservare i quadri in cui vi sia una nudità. Comprenderà quante emozioni vi sono celate dietro a pochi centimetri quadrati. Osservi il curioso la posizione del pavimento pelvico, le luci in esso impresse, gli oggetti che lo circondano. Sede di emozioni piacevoli o esplosivi turbamenti, il perineo sarà velato da sottili strati di stoffa o da leggiadre mani appoggiate appena. O svelato, puro, roseo.
E se potete, andate a vedere il quadro più significativo dell'anatomia perineale.
La tela in questione è "L’origine du monde" concepita dal geniale artista francese Gustave Courbet. Dipinta nel 1886 su commissione del ricco collezionista turco Khalil Bey, ritrae con felice realismo il sesso femminile, senza connotarlo di alcuna referenza oscena, attribuita invece da chi, maliziosamente, vuol vedere ciò che egli stesso vede, per distorsione psichica e culturale.
Concordo con il critico Claudio Strinati, che sostiene che l’arte, per sua stessa essenza, non deve rispondere a regole morali perché è al di sopra di ogni cosa terrena e il giudizio dell’osservatore si deve solo riferire a criteri estetici: Kant ce lo ha già ben spiegato più di due secoli fa.