Su col perineo anche durante la lampada
Che i raggi ultravioletti fossero dannosi alla pelle lo sapevamo già. Ma noi donne siamo fatte così, ci piace poco sentircelo dire. Vogliamo la pelle nera, il tacco che slancia e la pancia piatta. E i glutei sodi, il sorriso perennemente stampato, la felicità nei pori, un uomo che ci ami. Alcune, non tutte.
Scherzi a parte, non avevo pensato che anche durante l'esecuzione di una lampada abbronzante in versione doccia-bronze, si potessero fare gli esercizi per il perineo. Just do it, mi viene da dire, con tanto di celebre svirgolata e messaggio cosmico.
Mi preparo denudandomi e legando i capelli. Faccio dondolare le ciocche e le prendo tutte, con una pinza in plastica colorata. Lo specchio mi restituisce un'espressione meditabonda.
La sorpresa più eclatante è osservare che i piedi appoggiano su uno specchio pazzesco. Posso osservare dall'alto la mia vagina e valutare la presenza di anomalie, discese longitudinali e gravitarie, peli superflui e peli utili, gluteo cadente e altri ingombri.
La potenza delle luci mi impone di chiudere gli occhi e di contare le contrazioni che posso effettuare con i muscoli profondi (elevatore dell'ano in primis) durante lo scorrere del tempo. Poi sollevo una gamba, per abbronzarmi il piede, spruzzando e vaporizzando nuvolette di acqua aromatizzata al mentolo. Mentre appoggio il ginocchio sulle lampade incandescenti, stringo forte i glutei finchè la gamba appoggiata a terra riesce a non traballare. Deve sostenere per una decina di secondi il mio corpo in contrazione ma l'ustione è tale che mi devo riassestare.
Non è fantastico? Sentire la melanina affiorare sotto pelle e la vagina che diventa parte attiva di un processo di cura più spirituale che fisico ?
E poi ancora, mentre la luce mi si incolla addosso, appesa alle maniglie vado su e giù in punta di piedi, portando l'ombelico verso l'interno del mio addome. Altro che panca fit. Questa è una doccia-bronze che mi inghiottisce scaldandomi le ossa e i muscoli, e trasformando la pelle in dispensatrice di bagliori predatori, perineo compreso.
Sudo.
Dai palmi appiccicosi delle mani sniffo la lozione abbronzante stesa come un velo prima di entrare. Non mi sono accorta di avere ancora la possibilità di aumentare la ventilazione e prima che questa breve esplosione di sole finisca e con essa, la mia lezione perineale, decido di volgere lo sguardo allo specchio, ancora una volta, sotto ai piedi. Con i polpastrelli so dove tracciare il solco sottile del gluteo dimenticato. Scivolato giù come a picco sulla montagna. Molle. No, non come sceso da un quadro di Botero. Molle, come il cognome che mi ritrovo, budinoso e flaccido.
Finito.
I capelli sono una cascata di onde crespe e disordinate. Lancio la cortina di lato, in modo che ricadano sulle spalle e mi rivesto. Ma voglio uscire sconsideratamente ottimista da qui. Ho fatto qualcosa per me e mi sono grata.
Mi voglio bene si, tutto qui.
Rosa Budino