Dalla Rubrica di Rosa Budino: SNOB

Luoghi & Persone 
la rubrica di Rosa Budino



Certo che le scarpe lucidate poteva almeno allacciarsele. Dopo aver steso le gambe sul sedile di fronte, con tanto di calzini sudati in arieggio, l'uomo in tailleur grigio mi stava letteralmente sulle palle.
Ogni tanto affettava i genitali come per liberarli dalla cucitura dei pantaloni. L'ho avuto davanti per tutto il viaggio in treno, da Milano a Padova.
Non riuscivo a leggere perchè parlava a voce così alta al telefono che non solo ho capito chi stava dall'altra parte, ma anche cosa avrebbe fatto nelle successive ventiquattro ore, con chi avrebbe pranzato, quanto denaro avrebbe investito nell'affare, chi avrebbe incontrato a Miami l'indomani. Ah pure l'orario di partenza e di arrivo in aereoporto. E uno che andava a Miami doveva conoscere bene l'inglese. Peccato parlasse uno strano milanese biascicato.
Quando schiacciai il pulsante del sedile per potermi allungare e fare i miei esercizi pelvici, mi guardò sbieco, voltandosi per tre quarti come per sbirciare sotto al tavolino. Si sa mai che le mie gambe fossero troppo invadenti sotto. 
La fronte corrucciata e le rughe a raggiera intorno alle labbra, facevano di lui un uomo sulla settantina. La cravatta inoltre era troppo stretta a mio parere, e si vedeva che non era a suo agio in quella mise manageriale. 
Con nonchalance contraevo il mio pavimento pelvico senza sussulti o movimenti strani. Si sa, quando effettui delle contrazioni profonde, nessuno se ne deve accorgere. 
Ad un certo punto noto la sua ricerca dei servizi igienici. Quasi scivolava a gambe all'aria nella fretta di raggiungere il wc nell'altra carrozza. Eh la prostata caro mio!
Sul tavolino giacevano i miei appunti della consensus conference appena tenutasi alla Bocconi, il Corriere, aperto sulla pagina eventi, il cellulare rigorosamente in carica e il suo pc. 
Una sbirciatina gliela diedi al monitor, con la scusa di porre in alto il trench impermeabile. Una serie di grafici in pedemontana mi rendevano orgogliosa di aver scelto il mio lavoro. Ma quale trading e investimento, il mio impegno è per la salute del cittadino!
Si accorse che sbirciavo nello stesso istante in cui lo feci. Piombò come un razzo sul sedile in pelle e con mezzo sorrisino da cafone. Quel tanto che gli sollevava gli angoli della bocca. 
"Manager in ?" mi chiese sporgendo il mento in avanti, come per segnare i miei appunti sul tavolo, senza nemmeno estrarre le mani dalle tasche.
E adesso come dovevo rispondere al mammalucco ?
Sfoggiando il mio inglese scolastico scientificamente testato solo attraverso i "fasciculettes" o in italiano perspicace complice della mia amata lettura? 
"Incontinence Case Manager", risposi secca con quello slang che quasi mi si intorcolava la lingua. Tanto io la Bocconi non me la sono mica potuta permettere, però là tra i grandi dell'international continence association ci sono andata io perdiamine.  Chissà se il vecchio aveva capito il senso. 
Per qualche istante mi guardò perpendicolarmente, tracciando la radiografia mentale del mio substrato inconscio. Poi scoppiò in una grassissima terribile risata. 
Mi sembrava che una saponetta bagnata fosse improvvisamente schizzata via dalle mie mani, sminuzzando il mio orgoglio, sbriciolandomi come una crostatina nello zaino sotto ai libri di scuola. 
E cosa c'era da ridere ?
Afferrai la sua stupidaggine e mi esaltai in una risata simile che soppresse ogni sua mimica facciale. 
Tale fu la potenza del mio contrattacco da farlo smettere immediatamente. 
"Incontinenza dice? Lei è una terapista? "
Avrei voluto inventarmi qualcosa, ma lì per lì i miei neuroni sembravano come atrofizzati.
E così me lo sono trovata incollata, a chiedermi consigli sul suo gocciolamento post minzione e le fughe da urgenza urinaria. Lì, ad elargire consigli al guru della finanza americana, importato in Italia. Io, ferma sul parabrezza della sua drammatica condizione, con la responsabilità di indossare i panni più credibili di una terapista che si rispetti. 
Poi ho capito il nocciolo della questione. 
Reazioni incendiarie, detonazioni di rabbia, collera sterile lavorativa dovevano uscire dal suo status. Ed egli non vedeva oltre le sue costruzioni emozionali. 
La vescica iperattiva è una vescica che ha anche queste cause. E forse era per lui, giunto il momento di considerarle. gli parlai a lungo, come se fosse un mio paziente sul lettino di un ambulatorio. Gli regalai davvero consigli preziosi che avrebbe pagato a caro prezzo in uno studio privato.
Arrivammo a Padova dopo due ore esatte ed ero esausta. I miei appunti infreddoliti se ne stavano ancora là, ad aspettare la penna.
Raccogliemmo i nostri bagagli e mi lasciò basita.
Non un "grazie di tutto", non un "prego vada prima lei", non uno stralcio di gentilezza, nemmeno un pezzettino. Credo che la forza della sua bruttura stesse in un gioco di equilibri tra gli occhi e le guance. E uno così, perdonatemi, ma si merita un bel pannolone, con tanti adesivi a forma di orsacchiotti. 
Cafone. 

Scritto da Rosa Budino
Pelvic Floor Therapist


Post più popolari