HO SOLO 77 ANNI

Sono arrivata due ore prima. 
La segretaria dalla voce roca mi aveva avvisato che la dottoressa avrebbe anticipato tutti gli appuntamenti. 
Mi andavano meglio due ore prima. Le nove e trenta era un buon orario per poter fare ancora molte cose il resto della mattinata. 
Attendevo a gambe unite e piedi gelati sulle sedie di plastica azzurre. Quelle rosse sembravano più morbide, forse per le persone più anziane, e in fondo anziana lo sono un po' anch'io a settantasette anni suonati. Ma in questo abito da ottantenne non mi ci voglio proprio infilare. 
Il collo mi faceva male in quella posizione rigida "di attesa". La neurologa mi avrebbe sicuramente trovato qualcosa che non andava bene ed io ero preoccupata all'inverosimile. 
Il formicolio al piede mi tormentava e anche quel dolore costante al capo, un'emicrania cronica. Magari un tumore? Un tumore infiltrato ai nervi e alle ossa fino alla punta del piede? O forse stavo per diventare una paralizzata in sedia a rotelle? 
Ansia.
Erano già le dieci e mezza e non si vedeva nessuno uscire dal quella porta. La neurologa doveva ancora arrivare. 
Avevo letto tutte le riviste del tavolino, i foglietti illustrativi di alcuni prodotti e la pubblicità di corsi ed eventi d'arte e cucito. Avevo sfogliato l'unica rivista di gossip che giaceva sotto alle altre, con le pagine sgualcite, di chissà quante dita l'avevano sfogliata, il quotidiano di due giorni prima e la brochure di una associazione locale. 
Poi ho riletto i referti medici che tenevo nella cartellina e passato al setaccio ogni fogliettino o carta del mio portafogli. 
Alle undici e quaranta sono entrata io. Esattamente due ore e dieci minuti dopo. Ma noi settantenni ne abbiamo di pazienza. 
Cinque minuti.
Tanto è durata la visita neurologica.
Un martelletto sulle ginocchia e due passi a piedi nudi in mutande e canottiera. Le braccia alzate, le braccia abbassate, poi davanti e poi fissare la matita. Ecco fatto. 
"Lei non ha nulla signora" mi ha detto glaciale.
"Ma io veramente..."
"Lei non ha nulla signora", ribadendo il concetto con un tono più deciso e fermo, che non lasciava spazio alle mie domande.
"Si però..."
"Senta, come glielo devo dire in turco? Lei non ha nulla per ciò che mi riguarda". Testuali parole.
Non mi ha spiegato perchè io non avessi avuto nulla pur avendo molto male. Lì ci ero finita perchè il mio medico mi ci aveva mandata dopo le mie lamentele. Che colpa ne avevo io se il mio medico aveva sbagliato specialista?. La neurologa non mi ha guardato i piedi nè toccato il punto doloroso. Non mi ha chiesto dove fosse localizzato il male, e quanto forte o poco, sordo o vivace lo sentissi.
"Non è di mia competenza", ha aggiunto. 
Io volevo piangere e piangere ancora. Anche a settantasette anni si piange ancora.
Non mi è capitato spesso di incontrare medici poco umani o che non comprendano la mia ipocondria. Eppure penso dipenda dalla mia stupida età anagrafica. Lei è vecchia signora, cosa vuole pretendere? 
Come se a settantasette anni uno dovesse pensare ad acquistare un loculo anzichè farsi curare i nervi del piede. Come se a settantasette anni la vita fosse ormai al capolinea, il dolore ai piedi è il minimo che ti possa venire. 
Come se a settantasette anni si dovesse andare oltre alle dottoresse stronze e disumane per dirglielo in faccia di cambiare mestiere.

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