Mattia Favaro, ventiquattrenne su una nuvola di asfalto

Quattro mura luminose lo proteggono dal buio che lui solo conosce. Potrebbe andare in giro in vestaglia e il mondo si accorgerebbe lo stesso di lui, personaggio emblematico dove la dolcezza si staglia nei suoi occhi come una carezza di cachemire.
Ma è nel vuoto dell'abisso di questo universo che Mattia ritrova la voglia di vivere, cercando pezzi di se stesso, su nuvole d'asfalto, così le definisce.
La malattia è solo una parentesi che però gli consente di fare un grande salto. In un mondo diverso, senza pareti, senza fondali, senza più paure. 
Mattia Favaro scrive. Atti e Postumi edito da Aletti Editore, è il suo primo libro, stampato nel 2015, all'esordio della sua malattia cronica, il morbo di Crohn. 
Ha ventun anni quando la sua penna appoggia sulla carta gli "Atti", ovvero la sua vita amara, le sue giornate scialbe, se stesso. E i "Postumi" o pensieri, riflessioni e azioni conseguenti. 
Tondeggianti esperienze accompagnate da respiri fluidi devono prendere forma in una poesia, per riuscire a carpire i segreti della vita e dello stare in vita. "Si perchè scrivendo, ci si guarda dentro e fuori scalfendo i dubbi, cercando punti di riferimento, certezze", sottolinea Mattia.
Un'adolescenza difficile sul ciglio di una voragine, con l'incertezza imperante, segna il traguardo dei vent'anni. Poi la svolta. La malattia dapprima come condanna poi come salvezza, uno stop forzato al tutto, un nuovo abito.
Allora nuovi pensieri si fanno largo nella sua testa, stavolta di rabbia, per quel fuoco che gli brucia dentro, per quel sacchetto inguardabile, quelle cicatrici indelebili, quei ventiquattro anni rubati dal vento. 
"Ho provato a rincorrerlo il vento. A prenderlo. A farmelo scivolare addosso. Finchè ci sono riuscito. Ti senti di nuovo vivo e felice, e pieno e ricco di legami celesti", li definisce Mattia. 
"In questa immensità della vita di scrittore che mai più vorrei abbandonare, adoro nuotare", mi confessa.
E allora il mio diventa un invito: dopo un'estate secca e afosa, l'autunno è la stagione perfetta per innamorarsi di nuovo, di un libro, un autore, una pagina, una frase o una sua poesia, che possa cambiare la nostra vita e non ci faccia raggomitolare sulla nostra convinta mediocrità. Tutti valiamo. Lo dice anche Mattia.

Fanni Guidolin, la sua stomaterapista.

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