HO UN'IMMENSA PAURA

Ho raccolto le vostre paure, e ne ho fatto un racconto...vero.

lui, nel letto n 3
La parete della stanza è rigata dalla luce delle fessure della persiana. Anche il tuo volto sembra a strisce. Mi fai tanta tenerezza. Anche se siamo ricoverati tutti e due, non riesco a non guardarti mentre dormi. Ho paura che tu possa non svegliarti. Sai, domani anch'io sarò sotto agli stessi ferri che hanno operato te, ed ho tanta paura. 
Respira per favore.
Eccolo il petto e l'escursione del tuo diaframma. Quanta potenza c'è in un respiro. Chissà se hai male,  se stai sognando o avendo un incubo. Sei immobile come una mummia. Fanno senso le mummie. Chissà se tornerai ad essere quello di prima. 
Come è pallida la pelle del tuo viso. Sarà colpa di un inganno prospettico? Da sdraiato gli occhi incavati sembrano ancora più profondi. Anche le pieghe del cuscino si lisciano sotto al peso del tuo capo che sembra pesantissimo.
Avrai freddo? 
L'infermiera ti ha sistemato amorevolmente le lenzuola, ha ordinato il tuo comodino, controllato le flebo e tutti i sacchetti che penzolano dal tuo letto. Lo farà anche a me domani. 
Quanto è bella un'infermiera che si prende cura di te; e lo sarebbe ancor più se si prendesse cura anche delle mie paure. Quasi quasi glielo dico che ho paura. Una tremenda paura di non svegliarmi più. 

l'altro, nel letto n 4
Oggi mi toglieranno il catetere, due drenaggi e forse qualche punto. Non posso credere che andrò a casa senza un pezzo di me, che dovrò resettare tutta la mia vita, per iniziarne un'altra, e lasciar macerare la rabbia in cambio di una placida serenità. 
Tu sei lì che dormi, pacifico, come se nulla ti turbasse. Ti hanno appena operato e sei ancora nell'aldilà.
Russi, ti dimeni, scalci i piedi. Imperturbabile alle mie emozioni. Eppure vorrei vedere il mondo con i tuoi occhi, ringalluzzito come sembravi ieri, quando ingoiavi l'ansia per non farla trapelare, quando scherzavi sulla sessualità e le nostre amanti.
E anche adesso che il cuore mi batte sordo contro le costole in questo mio zigzagare per la stanza, ho paura che la tristezza mi si attacchi addosso. Guardarti mi mette una tale paura.
Un sussulto mi scalda la gola. E' il pianto che si va vivo, copioso e ininterrotto. 
Allora guardo fuori dalla finestra: la linea dell'orizzonte è liquida come le certezze. 
Poi, d'improvviso, ti giri verso di me. Ti stai svegliando. Accenni ad un sorriso. "Andrà tutto bene" ti sussurro.
Fai si, col capo, un piccolo cenno, da nuovo amico mio.
Non siamo soli ad aver paura.

Non sempre ospedalizzare nella stessa stanza per la stessa patologia è positivo. 

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