Chiedilo alla psicologa: non sono riuscito a salvare mia moglie

Gentile dott.ssa ho perso mia moglie qualche mese fa e ni porto sempre con me un grande peso. Mi sento in colpa per non essere riuscito ad arrivare in tempo in salotto e farle per più tempo il massaggio cardiaco in attesa del personale sanitario. Le chiedo un aiuto, mi sento incapace di continuare a vivere.

Caro Luca,
il senso di colpa deriva dalla sensazione di essere la causa di quanto è successo. Ma né io, né lei , né alcuna altra persona avrebbe potuto immaginare cosa sarebbe successo. La morte del nostro corpo è un evento inaspettato, imprevisto anche nei casi di malattia terminale. E soprattutto non desiderato nella maggior parte delle situazioni.
Lei ha fatto molto, si è prodigato a chiamare i soccorsi, ha effettuato la manovra di rianimazione al meglio delle sue possibilità. Non ci sono né “se” e né “ ma” di fronte al fine vita. La morte esiste.
E’ trascorso poco tempo dal giorno della perdita, il suo sentire è intriso di emozioni forti che solo con il tempo potranno attenuarsi.
Condivida i suoi pensieri con qualcuno che conosceva bene anche sua moglie se è possibile, darete insieme un senso, un significato al vivere di oggi, mantenendo vivo l’amore che sua moglie le ha donato.
Sarebbe importante che avesse un luogo in cui può andare “a ritrovare” sua moglie come può essere il cimitero, oppure la stanza in cui tiene l’urna con le ceneri, o dove le ha sparse. Lì sa che le può parlare, le può raccontare ciò che sente, ciò che sta facendo, ma può anche allontanarsi per dedicarsi a sé, per continuare il suo percorso di vita.
Un abbraccio
Dott.ssa Caterina Bertelli
contattami al 338 1486789

Post più popolari