CARICATA DI EMOZIONI E RICORDI A COSTO ZERO

Metti una mattina  in un teatro del '700 nella cittadina che ti ha visto nascere, la Castelfranco dell'Accademico per antonomasia,  in compagnia di un artista che dipinge i luoghi in cui hai amoreggiato, passeggiato, confidato, vissuto. Viuzze in cui ti sedevi sui pilastri ammirando il belloccio di turno, in sella al mitico Ciao. Metti un pittore che dipinge i luoghi della tua giovinezza con colori carichi e vivaci, in una scia emozionale che puoi comprendere quando fissi i suoi quadri. E' una mostra per i castellani e non solo, quella di Francesco Rosina,  ad entrata libera, gratuita, che consiglio.

Un paio di baffi bianchi, ton sur ton con i capelli curati, una camicia grigia e una snaker bianca, si presenta così a me l'artista Rosina, nella sua semplicità senza ghirigori. Un settantasettenne pittore dei borghi e scopritore di segreti che mi porge la mano come se fosse un vecchio amico mio. 
Mi accompagna lui per tutta la mostra, descrivendo i suoi quadri e cosa suscita  ogni scorcio rappresentato. L'amore per la città è palpabile e nell'atrio disegnato dal Preti, nell'eleganza che contraddistingue tutto il Teatro, i quadri si vestono e parlano di una Castelfranco bella. Dobe il "bella" è davvero un aggettivo potente e carico di significato. Qualche poesia, scritta da Rosina, si fonde accanto ai quadri, come se fosse costruita sulla calibratura, sulla sospensione. "La facoltà di ammirare non appartiene a tutti" sostiene Rosina. Nella sua pittura si trova la vita trasversale, con personaggi di ogni età ed estrazione sociale. 
Allo spettatore non castellano sembrerà di setacciare la nostra città come un flaneur curioso alla scoperta dei segreti. E anche se gli parrà di camminare dentro ad una vita non sua, un microcosmo di colori che convivono in spazi ordinati e proporzionati lo travolgeranno. Lo sguardo sarà sempre in movimento e mai sazio. Ma sarà la curiosità a spingere a fermarsi sui dettagli.
Se vi resta ancora un guizzo di energia dopo la visione della mostra, vi esorto a raggiungere la Terrazza Roma, che offre una vista mozzafiato sul castello. Potrete pranzare appollaiati come un nido sul tetto del palazzo. Osserverete da là le meravigliose mura che ricordano un'intricata tessitura. Visitate il sito www.lenostremura.it, per poter contribuire al restauro e alla sorte di un progetto di bene dal peso specifico di ogni singolo mattoncino in cui l'alternativa sarebbe il vuoto pneumatico di un ipotetico crollo. Il quartiere Abruzzo, si è attivato con una lotteria, ho acquistato diversi biglietti e potrò dire anch'io di aver contribuito al restauro. 
Osservate le pietre ordinate sulla torre dall'alto della terrazza. I raggi solari proiettati su di esse modulano in automatico l'intensità della luce che ritorna all'interno della sala da pranzo.
I mattoni sbrecciati però non possono non colpirvi al cuore. Sono malati e hanno bisogno di cure. Di mani sapienti e animi generosi. Hanno bisogno di buona volontà e restauri. Oggi sono come gemme preziose incastonate in una corona che potrebbe non brillare più. Ma come due lucenti occhi azzurrissimi conficcati tra le rughe spiccano e colpiscono, così i nostri tre milioni di mattoni, dal valore culturale inestimabile, attirano la nostra fervida attenzione. Sarà quel rosso vibrante, aranciato, che ti sa catapultare nel medioevo dei ricchi, o quel verde ad essi interposto, di una natura selvaggia e disordinata solo all'apparenza.

Ma proseguiamo con i consigli. Se poi coltivate come me una insana passione per la confezione artigianale di bracciali e collane, la vostra strada è senza dubbio nuovamente dentro le mura, per vedere il mercatino artigianale periodico. 
La via cittadina che congiunge le due porte del castello è una fiera di rivenditori di qualsiasi genere di mercanzia fatta rigorosamente a mano. 
Se invece siete degli inguaribili viaggiatori da poltrona e piuttosto che conquistarvi la meta passo dopo passo sul duro asfalto cittadino preferite sognare ad occhi aperti il vostro giro del mondo, c'è sempre la possibilità di rileggervi la storia del Teatro mollemente sdraiati sul tappeto erboso dei giardini, mentre qualche anatroccolo sovrasta la quiete dell'acqua, seguito in perfetto ordine dalla sua scia di anatroccolini.
E gli scorci di Francesco Rosina vi torneranno limpidi e carichi di emozioni. La sfida è proprio quella di aprire al pubblico luoghi desueti, paesaggi del quotidiano, spazi meno frequentati, periferie nascoste, attirandole con pennellate ammirevoli che fanno scattare la scintilla dell'adesione naturale, umanissima.

Fanni Guidolin

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