L'ARTE ENTRA NELLA FACOLTA' DI MEDICINA
Leggendo il libro “La medicina vestita di narrazione” di S. Spinsanti mi sono ritrovata a fare diverse riflessioni riguardo la relazione tra la letteratura e il prendersi cura. Tra queste ritrovo la frase: “Coltivare le arti, arricchendo la propria formazione umanistica è un consiglio che è stato spesso rivolto a chi pratica la medicina". Negli Stati Uniti diverse università hanno inserito la letteratura nel percorso formativo dei futuri medici. Si legge nel testo : “Come potrebbe la letteratura non far parte del curriculum medico? Questa, che è la forma più soggettiva del discorso umano, ha un utile collocazione nella rigorosa formazione scientifica e clinica del medico”. E non solo aggiungo io, questo vale per tutte le figure professionali in cui il “to care” il prendersi cura è la loro mission. E’ scritto poi … “un posto di particolare rilievo spetta alla poesia. Come il resto della letteratura, fiction, biografia, teatro, la poesia fornisce ai suoi lettori una descrizione della condizione umana vista dall’interno"….Gli studenti (di medicina) possono imparare qualcosa circa ciò che significa essere malato o morente, o appartenere a un’altra razza o classe sociale o sesso; possono anche intuire cosa voglia dire essere medico” (Hunter, 1991).
In Italia vi sono state esperienze pilota del Canale Parallelo Romano, avviato nella seconda metà degli anni ’90 dall’Università “La Sapienza” e dell’Università Campus Biomedico. Aldo Torsoli, del Canale Parallelo Romano afferma che “Lo studio della letteratura e dell’arte, pur non fornendo in apparenza elementi di diretto interesse per il medico, può aiutare a riconoscere e percepire emozioni, ansie e preoccupazioni , attese e modo di pensare dei malati in momenti tra i più delicati e gravi della loro vicenda esistenziale”.
Mi sto chiedendo quanti medici, infermieri, operatori socio sanitari, psicologi, e potrei andare avanti ancora un po’, siano appassionati di arte in senso ampio. Non serve un talento innato per avvicinarsi ad essa, basta un po’ di curiosità, di desiderio di riconoscere che ciascuno prova emozioni, e che tutti talvolta abbiamo pensieri anche angoscianti che affiorano nella nostra coscienza.
Non voglio ripetermi su quanto già riportato da persone autorevoli, ma vorrei lasciare semplicemente ciascuno a riflettere su quanto sia importante riconoscere se stessi nella persona che ci sta davanti, o sta stesa in un letto di ospedale. Nella stessa situazione potremmo provare le stesse emozioni e avere gli stessi pensieri.
Condivido l’idea dei corsi di letteratura all’interno della facoltà di medicina, o che comunque gli studenti vengano invitati a coltivare un pensiero critico riguardo ad essa.
Concludo con questa breve poesia scritta da me:
La sofferenza
Aprii il cassetto
per cercare i ricordi di una vita che non ritorna
Nulla mi interessa.
Troppo disordine.
Si, quello che oggi ritrovo dentro di me
per sfuggire il presente.
La sofferenza si è impadronita della mia anima
ancor prima del mio corpo.
Ovunque guardo, non vedo.
Ciò che sento, non ascolto.
E quindi, taccio.
(scritto dalla Dott.ssa Caterina Bertelli, psicologa anche dei nostri pazienti stomizzati e