LETTERA DI UNA MADRE A TUTTE LE MADRI DISPERATE

Scrivo a te madre disperata, di un figlio dal cervello annacquato da convinzioni sbagliate. A te che mi leggi, e che come me, hai un figlio nato in quegli anni, si, quelli che hanno visto passare la stella, ma con una punta o due di troppo. Non c'è stata la fine del mondo. Ma la fine di noi. Non c'è più un noi. C'è solo lui nella nostra vita e in questo mondo spavaldo e pieno di conflitti. 
Che peccato che questa società non sappia proporre nuove utopie. Avrebbero forse la forza straordinaria di indirizzare.
Che peccato non aver capito dove e come piantare i paletti, frenare l'irrefrenabile, far amare lo studio, stimolare la coscienza e l'intelligenza. 
A te, madre disperata, che l'hai portato in grembo nove mesi come me, anzi otto, perchè il mio ha voluto fare di testa sua già allora, ed uscire alla luce prima del tempo, chiedo se la notte dormi o ti rigiri nel letto sperando che tuo figlio torni a casa prima che suoni sveglia del mattino; nella rassicurante certezza che lui stia pensando a te mentre guarda le stelle dal sacco a pelo sul giardino di qualche amico che nemmeno conosci e chissà dove, fumandosi anche gli ultimi neuroni rimasti.
Col pancione che cresceva avrai immaginato come me la sua adolescenza fiorita, difficile, come è stata la nostra e tutte le adolescenze del mondo, ma ricca, dritta, sui binari giusti e in un treno che ferma in tutte le stazioni, come la tua. 
E' un'intera generazione o è solo il mio che ha sbagliato treno credendosi un eroe? 
Abbiamo sbagliato noi.
E' un puntino nel mare o un'onda irrefrenabile quella malattia che sta colpendo i nati in quegli anni là? Si quella degli eroi del nulla, che lottano proprio contro te, madre sfigata, per dimostrarti che il sabato sera loro riescono a schivare tutti platani dello stradone, nonostante le sostanze assunte, mentre tu finiresti dritta sul muretto con un sorso di prosecco allungato con l'acqua. Che loro possono tutti, sfidare le leggi, e persino la scienza o che ne so, la gravità.
Ditemi care madri, se il vostro pargolo è un gioiello incastonato in una corona o una spina criminale nel vostro fianco. Cerco il senso di un'esistenza fatta di tormenti e vuoti, e pianti. 
Scusate amiche madri... 
E' la disperazione a dettare queste parole che corrono velocissime e irrefrenabili sullo schermo. Le frasi prendono forme incredibilmente intense, pregne di emozioni e di rabbia. Le volevo condividere con tutte le madri disperate del mondo, per trovare una forza, una soluzione, un senso a tutto questo sfracello che mi sgretola. Passerà? 
Prima o poi sentiranno questi giovani la fatica del vivere, e avvertiranno di non essere all'altezza della complessità labirintica del mondo di oggi. E allora magari, verranno a chiederci un consiglio. E noi saremo là, a braccia aperte. Come sempre.

Alessandra P.

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