90 ANNI DI IMPECCABILE SOBRIETA'
"El ghe n'ha viste de tuti i coeori" direbbero in dialetto veneto i suoi amici.
Mario, che nel 1928 vedeva la luce a Loria, un paesino in provincia di Treviso, nasceva quinto di undici fratelli. Merita di essere narrato per essere stato "vittima" di un privilegio che pochi hanno la fortuna di vivere.
Se lo fissi negli occhi rimani incantato dalle mille pagliuzze azzurre che virano al verde mare. Non ci sono rughe intorno agli occhi ombreggiati dalla immancabile coppola, solo segni di espressione di un tempo che sembra non trascorrere per lui. Sono segni dal timbro elegante, in un novant'enne solo di fatto, ma non nella sostanza.
Eppure, dopo la seconda guerra mondiale, ne ha vissute di tragedie. Si, di quelle che appesantiscono i volti e cambiano le espressioni. Quelle che non scordi mai, che ti appaiono nei sogni, svegliandoti la notte. Quelle che ti invecchiano dall'oggi al domani.
Mi sono chiesta perchè il suo sorriso però, sia rimasto tale e quale a quello di un ragazzino spensierato. Perchè la sofferenza lui l'abbia saputa affrontare senza mai abbattersi, senza rughe nel volto o lacrime amare. Gli ho chiesto il segreto. Ho osservato Mario camminare, ho misurato la forza dei suoi abbracci e la potenza dei suoi baci sulle guance. Ho scoperto il perchè.
Il suo cuore si è lacerato sedici anni fa per la scomparsa della moglie. Una ferita a lenta cicatrizzazione accompagnata da un senso di colpa: su quella strada quella sera, avrebbe voluto trovarsi lui. Il cuore era come imbizzarrito. Eppure, si è ricompattato grazie ad una fede intensa e ad una devozione religiosa senza limiti, oltre che dall'affetto dei suoi quattro figli. Sarà che siamo creature fatte di polvere. Se questo poteva bastare per un guardiano ex operaio con l'anima d'acciaio, in realtà non era così. La malattia è venuta a bussare alla sua porta quattro anni fa. "Un brutto mae" dice Mario ora stomizzato. Peccato che il novantenne si sia beffeggiato di quello stupido cancro, vincendo la partita con uno scacco matto.
Lui, che di persone malate ne aveva osservate a migliaia passare sotto casa sua, e per tutte riservava un saluto, un sorriso o una parola, si trovava dalla parte opposta della riva del fiume. Poteva scegliere di lottare contro la corrente impetuosa, o lasciarsi trascinare verso l'ignoto.
Qualcosa gli suggeriva fitto fitto che pregare e amare sarebbero state la chiave della guarigione. Avrebbe dovuto amare se stesso come aveva amato i suoi figli e i suoi campi di terra dal profumo di mais e frumento. Avrebbe dovuto aggrapparsi con tutte le forze alla semplicità di una vita fatta di stralci d'erba e mura di casa, che aveva costruito filo dopo filo, mattone dopo mattone. Come la sua casa, il suo corpo doveva essere curato, vestito di un impeccabile blu di prussia, sobrio ed elegante.
Ecco perchè se lo vedi girare per il paese non puoi non riconoscerlo. L'eleganza e la sobrietà che lo contraddistinguono fanno di Mario un personaggio emblematico. E anche se a volte il cardigan è allacciato storto, o i pantaloni arrotolati alle caviglie, apri le braccia se lo vedi. Le sue ti avvolgeranno emanando quel profumo vetiver e paciuli che tanto mi ricorda mio nonno. Allora le emozioni si fonderanno diventando enormi e si approprieranno dei tuoi pensieri brutti lasciandoti solo brividi di una squisita dolcezza. Impariamo da lui.
Mario festeggerà con i familiari e gli amici il suo novantesimo compleanno Domenica 20 Maggio presso la trattoria Al faro di Castion di Loria. Devolverà tutti i regali in denaro all' associazione A.I.S.CA.M (Associazione Incontinenti e Stomizzati di Castelfranco e Montebelluna)