ANCHE GLI INFERMIERI PIANGONO

Quella mattina avrei voluto rimanere rifugiato tra le braccia della mia donna, aprire gli occhi con lei e lasciarmi travolgere dal profumo della sua pelle. Invece il lavoro mi aspettava in reparto e, anche se le coccole erano terapeutiche, era stato difficile, con un colpo di spazzola e pettine, dimenticare il giorno prima. Con il broncio accartocciato sul mento, la fronte plissettata dalle pieghe delle lenzuola e la disarmonia del passo, ho trovato la forza per andare.
Ci sono momenti, nella vita di un infermiere, che non vorresti aver vissuto nemmeno una volta. Come l'urgenza che ti sconvolge l'esistenza, di quella madre che si è vista portare via la figlioletta appena nata, priva di vita, mentre tu assistevi l'ostetrica; o l'attacco di panico di quel figlio abbracciato al padre urlante di dolore, negli ultimi istanti della sua vita. Non vorresti aver visto morire sotto ai ferri la bambina del tuo migliore amico, mentre strumentavi l'intervento, ne' scoprire che tua sorella aveva un cancro, parlando per primo con l'anatomo patologo. Eppure è toccato a me. Viverli tutti. Sentirmi utile e importante, e indispensabile, potente, salvatore, e, un attimo dopo, inutile, impotente e fallito. 
Anche gli infermieri piangono per gli insuccessi.
Piangono per le sgridate dei caposala o dei propri direttori, per quella virgola omessa sulle consegne o quell'orario non coincidente col minuto esatto dopo che ti arriva la segnalazione. Non ci avevi pensato subito. Hai fatto del tuo meglio ma non abbastanza. E quando muore qualcuno, il tuo cuore si fa pesante e scende il buio.
Anche gli infermieri piangono per la morte. Rarefatta, arida e controversa parte della vita. Quella dei pazienti che hanno assistito per giorni e giorni, che hanno riempito il reparto di desideri di guarigione e non ce l'hanno fatta. No, gli infermieri non temono la morte, la sfiorano ogni giorno, nei lunghi turni in corsia, quando la responsabilità li imprigiona. 
E cos'è la responsabilità se non una grossa e invitante torta alla crema? Puoi prenderla tutta, sentirti importante, realizzato e sazio. Soddisfatto, impacchettato in un ruolo. O puoi assaggiarne una fetta, elaborarne il gusto, piano. Ma quella stessa torta può anche farti male, puoi esserne allergico, può scatenarti il diabete, farti impazzire, vomitare, farti piangere. La responsabilità ha un peso e un prezzo. Se sei un infermiere lo sai bene. Sei un essere umano in azione. Fai, stravolgi, sistemi, aiuti. Responsabilmente.
E mentre speri che il tuo affanno si trasformi in quiete, c'è chi penserà a noi?
Silenzio metallico.

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