ROXANA: DAL PERU' PER IMPARARE LA RIABILITAZIONE DEL PAVIMENTO PELVICO

Se potessi definirla con una sola parola direi "meravigliosa".
Ha compiuto diecimilaquattrocento chilometri per fare l'infermiera in Italia. E' venuta a vivere qui per poter realizzare il sogno della sua vita, aiutare e assistere gli altri. Mi rammarica non averle dato un abbraccio oggi, quando ci siamo salutate, ma nel nostro tenerci per mano c'era un calore bollente e affettuoso. 
Roxana non è solo un'infermiera. Si sta specializzando nella riabilitazione dei pazienti stomizzati e con disfunzioni del pavimento pelvico ai quali già dedica il suo tempo libero a Torino, dove lavora in un reparto chirurgico. Smonta dal turno della notte e gestisce l'ambulatorio stomie. Oppure durante i riposi trova il tempo per venire ugualmente in ospedale. 
"Ci sono molti incontinenti a Torino e pochi servizi di riabilitazione" mi ha raccontato. "Per questo ho scelto l'Università di Padova, l'unica nel nord Italia che presenta questo programma formativo".
Roxana è preparata e attenta. 
Coglie la disperazione del paziente sottoposto a prostatectomia radicale e con delicatezza gli suggerisce di pensare a cogliere i bagliori di luce nel buio tunnel. Lo dice con la voce pacata di chi ha assistito per anni l'amica del cuore, malata di cancro. Ha assaporato con lei la malattia, l'odore metallico della chemioterapia, sentito i fischi alle orecchie e i formicoli ai piedi. Ha accarezzato la testa calva, asciugato lacrime e pianto insieme. Lo conosce bene il cancro.
Roxy sa condurre una conversazione licenziosa, senza limiti e tabù, ma rispettosa. Sa inoltrarsi nel luogo più claustrofobico del mondo: il cervello dei pazienti. Insegna loro che l'unico modo per fuggire al dolore è passarci in mezzo. 
Mi dimostra un sapere molto fine, che va al di là degli errori grammaticali di scrittura (l'italiano lo parla benissimo). E' colta, legge e si documenta. Esplora documenti scientifici di letteratura medica, sa stupirmi. La sua tesi vertirà sulla creazione di un percorso strutturato per l'incontinenza maschile post chirurgica, copiando il modello del nostro ospedale di Castelfranco Veneto (TV).


Ma c'è un tocco di amarezza in questa storia Una schiuma di rabbia. Roxana non è nata in Italia e non è italiana. Ha la pelle scura, gli occhi a mandorla e i lineamenti sud americani. Roxana è di Lima, del Perù e alcuni pazienti non sono abituati alla multiculturalità. Entrano disinvolti ma non le pongono la mano subito. Non la salutano, fingono di non accorgersi. Si spogliano, si siedono, appoggiano le loro cartelline, slacciano le scarpe e ancora non l'hanno salutata. 
Lei veste la divisa d'ordinanza, il camice bianco, il cartellino della specializzazione universitaria, porta i capelli raccolti, sorride a tutti, saluta, con un affabile cenno del capo, prende appunti, eppure...
Quindi il mio è un messaggio di tristezza stasera, perchè non è possibile che esistano ancora queste differenze. Non devono esistere.  
Mi sono scusata per coloro i quali pensano che gli italiani siano meglio. Retaggi culturali sono impressi come incisioni sul cemento nelle menti di taluni. "Vai oltre Roxana. Continua a fare del bene, a sorridere con quegli occhi a fessura, a dispensare dolcezza. La tua bontà non ha limiti e la tua bravura supera ogni forma di stupidità razziale. Sono loro ad aver bisogno di te". 

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