LASCIA LA CARRIERA DI MAMMA PER FARE L'INFERMIERA
Lei si chiama Viviana. Due occhi a mandorla color fiordaliso incastrati in un viso dolcissimo si illuminano alla vista dei suoi quattro figli. E mentre l'odore di ragù in cottura invade le stanze, mi avvicino alle sue meravigliose creature. Il piccolino ha la piega dei pantaloni che cade dritta dritta. Le scarpe brillano come se fossero appena uscite dalla scatola e la grande tiene le mani affondate nella tasca appena ricucita. Il ricciolino ha un'espressione sorniona, forse a causa di un enorme paio di occhiali. Il lavoro di mamma non finisce mai. E' come il lento avvolgere di un filo di lana sulla matassa. A volte s'inceppa, ci sono nodi, ma non si spezza mai. Impegna, tormenta, ti realizza, emoziona.
Ma c'è un cassetto nella vita piena di Viviana che non è mai stato chiuso e richiama oggi la sua attenzione. E' il penultimo di una cassettiera che troneggia in camera sua.
C'è una divisa bianca, il numero di matricola sbiadito sul vecchio badge, il primo fonendoscopio ricevuto come regalo per il suo diploma di Infermiera professionale. Il profumo di etere di una vecchia garza sul fondo della tasca e le penne ancora sul taschino. Un vecchio block notes sgualcito. Appunti scritti a matita sbiadita ricordano a Viviana le notti in corsia, e i chilometri percorsi da quegli zoccoli bianchi dalla suola in legno di pino. Profumano ancora di resina. Quella del lisoformio, dei pavimenti tirati a lucido in sala operatoria.
La tira fuori, le pieghe decise, un'ondata di naftalina, e poi la prova, lo specchio restituisce un'immagine dimenticata e la vecchia Vivi. Che raccoglie i capelli a coda di cavallo ondeggianti sulle spalle. La Vivi che da anni ha annullato se stessa per le sue quattro meraviglie. La Vivi che non trova più il senso di questa scialba quotidianità. Quello stesso senso che le aveva fatto decidere di abbandonare la vita di infermiera, l'ospedale, i suoi sogni. La Vivi rintanata in un androne, sposando le forme e il grigio dei muri.
Non era possibile ricominciare.
Era possibile ricominciare. Bastava dirlo.
La forza generatrice del desiderio va oltre gli orizzonti.
Bisognava re inventare la nuova Vivi. Quella dalla vita incasinata che voleva incastrare l'amore per il prossimo e il sentirsi utile da chi non ha più tante speranze: gli anziani e la loro assistenza infermieristica domiciliare. Paradossalmente lontanissimi anni luce dai suoi quattro figli. Buttarsi a capofitto in un mondo nuovo tutto da scoprire sembrava la chiave di volta per la rinascita. "E' la noia che ti chiede di essere alleviata da sensazioni nuove. La noia è come una coperta troppo corta. La tiri, la giri e non ti copre mai. Non ti scalda mai", afferma Viviana. E quella matassa che ha, con cure amorevoli, avvolto in questi anni, ora le tornava utile, da sbrogliare, per allungare quella corta benedetta coperta.
"Il mondo degli anziani stravolge i sensi. Riempie". Me lo ha raccontato con le lacrime agli occhi, mentre fremeva di una esaltazione interiore turbinante, che nascondeva dietro un volto luminoso e di nuovo vivo.