IN CERCA DI ISPIRAZIONE...NELLA MIA CITTA'
Il solo autentico viaggio, il solo bagno di giovinezza, non starebbe nell'andare verso nuovi paesaggi, ma nell'avere altri occhi per la vostra città.
Castelfranco Veneto nasconde piccoli gioielli incastonati nella sua corona. Si tratta di alcune piazzette poco conosciute dai turisti ma che, se opportunamente valorizzate, potrebbero concorrere ad incrementare il fascino della città. Esistono all'ombra della più nota e ampia Piazza Giorgione, che accoglie i maggiori eventi e le manifestazioni cittadine. Sono molti i miei pazienti provenienti da altre città e spesso consiglio ai loro familiari, e a loro dopo la guarigione, un giro turistico per Castelfranco.
Poichè è un vero peccato non descrivere alcune piazzette, rapita dai segreti che la storia di ogni mattone custodisce, mi ci sono seduta sopra, quasi inghiottita dai colori dei muri anche scrostati, anche fatiscenti dei palazzi adiacenti, che appartenevano a chissà chi. E' un esercizio che consiglio a tutti gli amici "pensatori". Sto parlando ad esempio, della misconosciuta e trascurata Piazza Arnaldo Fusinato, lungo la via San Giacomo, dietro l'omonima chiesa, sul lato di Corso XXIX Aprile. Lui, l'Arnaldo, originario di Schio (VI), con la testa a uovo e i baffetti leccati, riuscì a svelare i misteri dell'anima attraverso la poesia. Patriota, laureato in giurisprudenza, si stabilì a Castelfranco, presso la suocera, dopo la morte precoce della moglie, la contessina Anna Colonna. Ogni lutto segna profondamente anche ognuno di noi. Non vorrei contraddire l'immenso scrittore, che ha reso il paesaggio invernale castellano e veneziano protagonista dei suoi scritti, ma pur apprezzando il fascino della Castelfranco sotto zero, consiglierei la primavera per la visita alla piazzetta. Magari per mano della vostra compagna o del vostro compagno, per arricchirsi delle cose semplici della vita. Sempre che non si abbia quella propensione alla sofferenza al poeta tanto cara.
Al passante non passano inosservate le saracinesche verde bottiglia chiuse a serramanico di un vecchio bar che nessuno ha più gestito. E' ad angolo sulla piazza. Peccato per gli stralci d'erba coraggiosi tra il cemento e per i cartelloni pubblicitari incollati sui muri che pur colorando di vita danno un tocco ancora più disordinato. Eppure, a rimembrare il ricordo poetico del Fusinato, sei meravigliosi oleandri rosa, capeggiano dentro a moderni vasi in ferro, sull'ampio marciapiede ai bordi del fiume Musonellosempre là. Il turista potrà scendere sulla scaletta d'invito al fiumiciattolo, ricordo del posto in cui si calavano le casse bucate di pesce vivo fino alla sua vendita nei giorni di mercato. Ed esprimere un gioioso desiderio, magari lanciando una monetina.
La chiara e luminosa pavimentazione del marciapiede poi, richiamerebbe (uso il condizionale purtroppo) giovani studenti bramosi di gelato alla vaniglia e di chiacchere, seduti sulle sedie di tavolini inventati, bianchi in ferro battuto. O richiamerebbe (magari) fantomatici turisti che camminano tra le fioriere in cerca di un po' d'ombra, sorseggiando un tè, mentre dei colombi quasi addomesticati, vengono a beccare le briciole di meringhette dal nome francese vendute poco più in là. Chissà.
La chiara e luminosa pavimentazione del marciapiede poi, richiamerebbe (uso il condizionale purtroppo) giovani studenti bramosi di gelato alla vaniglia e di chiacchere, seduti sulle sedie di tavolini inventati, bianchi in ferro battuto. O richiamerebbe (magari) fantomatici turisti che camminano tra le fioriere in cerca di un po' d'ombra, sorseggiando un tè, mentre dei colombi quasi addomesticati, vengono a beccare le briciole di meringhette dal nome francese vendute poco più in là. Chissà.
E' un tocco che mi appartiene quello francese, sia per il nome che indosso (Fannì), cucitomi da un padre altrettanto innamorato della nostra cittadina (Guidolin A. peraltro), che per l'amore per la Provenza. Ironia della sorte, il verde dei giardini a ridosso delle mura orientali del castello che potrete ammirare dalla piazzetta, rientra nel criterio dello stile romantico che avvolge i ruderi francesi delle architetture con edere rampicanti e piante ad alto fusto, fino a rendere bello tutto ciò che ha il presentimento della sua fine. Francesce, un certo Guignon, fu l'architetto che insieme al Negrin elaborò quel verde e là, su quei giardini orientali, svetta ora la statua a mezzobusto del poeta. Se avete bisogno di ispirazione per i vostri scritti, la panchina di fronte è il posto giusto.
Per reminiscenze meno voluttuose e più intellettuali vi consiglio però il sobrio e classico interno delle mura del castello.
D'esempio (dovrebbe esserlo) è la più coccola e se volete più "carina" piazzetta del centro.
Dovete andare ai piedi del Teatro Accademico, ormai testimone di una moltitudine di spettacoli teatrali, di danza e di concerti musicali, che è impensabile rincorrerli tutti, per trovare Piazzetta Guidolin Antonio. Fu il solo castellano partecipe alla spedizione dei mille garibaldina nel 1860.
Vanità vuole che io sia particolarmente affezionata a questo luogo, vuoi per il cognome che mi rappresenta, vuoi per la bellezza che questi pochi metri quadri emanano, vuoi perchè sono un'appassionata giardiniera e lettrice. Infatti a Maggio, Piazza Guidolin e gli spazi circostanti sono ricoperti dal verde di giardini improvvisati, percorsi naturali con tanto di cascatelle e tragitti zen. Potrete planare sulla piazzetta sospesi nel verde, come in un giardino pensile e, con il naso all'insù, ammirare gli storici palazzi ristrutturati.
A fine estate la stessa piazzetta accoglie invece la mostra del libro, evento organizzato da volenterosi promotori della cultura che rispolverano anche gli usati, patrimonio inestimabile. E poi piccoli concerti e mostre d'arte.
Ci troviamo in un gioiello di piazzetta, che guarda al Duomo, nell'incanto di uno spazio dove il tempo sembra fermo. Speriamo possa essere d'esempio per le altre belle e preziose piazzette dimenticate, figlie di un Dio minore.
Fanni Guidolin