CARO BABBO NATALE...
Caro Babbo Natale,
non ti scriverò un papiro come gli altri anni. Non ti chiederò il trenino elettrico che non mi hai portato l'anno scorso, nè il gattino nero che tanto avrei voluto coccolare dopo la scomparsa di Toby.
Non mi interessano i pacchetti da scartare nè le mance delle bustine rosse. Si, erano sempre nelle bustine rosse i soldini che i nonni appendevano all'albero per me per per Mattia.
Io sono stato buono, lo giuro, e ti chiedo solo di ascoltarmi.
Caro Babbo Natale, trova una cura per la mia malattia. Ti prego, ti supplico, farò tutto quello che vuoi.
Andrò bene a scuola, leggerò tanti libri e aiuterò la mamma e il papà. Mi comporterò bene, non appiccicherò le cicche di gomma sotto alle sedie come Turrioni, di terza B. Non scriverò sul diario di Michela frasi offensive sulla sua pancia grossa, come fa Cristian, il suo vicino di banco, e non starò davanti alla tv per troppe ore, a farmi uscire le orbite dagli occhi.
Trova una cura per me babbino mio.
Fammi trascorrere i prossimi natali a casetta, senza paure. Indosserò i vecchi jeans stinti e il maglione speluccato degli altri anni; non farò spendere soldi ai miei genitori.
Scusa se le mie promesse appaiono banali e smorte, e la mia richiesta impossibile, ma non ti sembro troppo bambino per morire adesso?
Qui la notte è troppo lunga, in questo buio popolato di fiati io ho paura di non svegliarmi più. A volte Roberto sbatte contro le spondine ed io sento il tonfo ovattato dalle coperte. Mi fa sussultare.
Lorena si lamenta di avere i formicolii ai muscoli e urla spesso. La sento anche se la stanza è lontana. In corridoio l'eco risuona come una tromba. E poi c'è Robert, il bambino albanese dalle mascelle stridenti, che con i pugni serrati colpisce sua mamma ogni pomeriggio. Non lo posso più guardare.
Ti prego babbo mio, fammi guarire. Ormai ho imparato a ingoiare la mia voce, non mi lamento più. Io la malattia, la combatto così come fa lei con me. Silenziosa è entrata piano nel mio corpo e si è mangiata il mio sangue buono, come un dracula dai denti aguzzi. Lo conosci Dracula?
Ho provato a nascondermi, ma lei mi ha preso. Non ho potuto scappare.
No, non sono ancora morto. Mi sono trasformato.
Ho voluto diventare un fiore. Un fiore cresciuto su un piccolo grumo di terra attaccato alla roccia. Mi sono salvato così fin'ora. Pensandomi quel fiore, dallo stelo forte e robusto.
Caro Babbo Natale, io ho fatto tanto, ora aiutami tu.
firmato
Alessandro
non ti scriverò un papiro come gli altri anni. Non ti chiederò il trenino elettrico che non mi hai portato l'anno scorso, nè il gattino nero che tanto avrei voluto coccolare dopo la scomparsa di Toby.
Non mi interessano i pacchetti da scartare nè le mance delle bustine rosse. Si, erano sempre nelle bustine rosse i soldini che i nonni appendevano all'albero per me per per Mattia.
Io sono stato buono, lo giuro, e ti chiedo solo di ascoltarmi.
Caro Babbo Natale, trova una cura per la mia malattia. Ti prego, ti supplico, farò tutto quello che vuoi.
Andrò bene a scuola, leggerò tanti libri e aiuterò la mamma e il papà. Mi comporterò bene, non appiccicherò le cicche di gomma sotto alle sedie come Turrioni, di terza B. Non scriverò sul diario di Michela frasi offensive sulla sua pancia grossa, come fa Cristian, il suo vicino di banco, e non starò davanti alla tv per troppe ore, a farmi uscire le orbite dagli occhi.
Trova una cura per me babbino mio.
Fammi trascorrere i prossimi natali a casetta, senza paure. Indosserò i vecchi jeans stinti e il maglione speluccato degli altri anni; non farò spendere soldi ai miei genitori.
Scusa se le mie promesse appaiono banali e smorte, e la mia richiesta impossibile, ma non ti sembro troppo bambino per morire adesso?
Qui la notte è troppo lunga, in questo buio popolato di fiati io ho paura di non svegliarmi più. A volte Roberto sbatte contro le spondine ed io sento il tonfo ovattato dalle coperte. Mi fa sussultare.
Lorena si lamenta di avere i formicolii ai muscoli e urla spesso. La sento anche se la stanza è lontana. In corridoio l'eco risuona come una tromba. E poi c'è Robert, il bambino albanese dalle mascelle stridenti, che con i pugni serrati colpisce sua mamma ogni pomeriggio. Non lo posso più guardare.
Ti prego babbo mio, fammi guarire. Ormai ho imparato a ingoiare la mia voce, non mi lamento più. Io la malattia, la combatto così come fa lei con me. Silenziosa è entrata piano nel mio corpo e si è mangiata il mio sangue buono, come un dracula dai denti aguzzi. Lo conosci Dracula?
Ho provato a nascondermi, ma lei mi ha preso. Non ho potuto scappare.
No, non sono ancora morto. Mi sono trasformato.
Ho voluto diventare un fiore. Un fiore cresciuto su un piccolo grumo di terra attaccato alla roccia. Mi sono salvato così fin'ora. Pensandomi quel fiore, dallo stelo forte e robusto.
Caro Babbo Natale, io ho fatto tanto, ora aiutami tu.
firmato
Alessandro