50 PRIMAVERE, UNA MALATTIA E POI L'ADDIO

Tratto da una ennesima storia vera... Grazie E. per avermi consentito di scrivere la tua storia.

50 Primavere e' il titolo di un film che esce oggi nelle sale dei cinema ed è la mia vita, almeno per quella stessa data impressa sulla carta d'identità.
Oggi ha piovuto.
Dopo la pioggia odora tutto di nuovo e a mezzogiorno, la luce dorata cade sulle foglie del nostro giardino, un'oasi contagiata dal silenzio. Oggi il mondo si distorce dietro le vetrate sempre più appannate.
L'acqua non ha lavato via il dolore che provo. Nemmeno cento temporali potranno.
Mi hai lasciato in questo giorno di festa, dopo che abbiamo affondato i nasi nel panettoni ieri a pranzo, e sporcato le camicie di sugo alle lenticchie. Abbiamo ballato sulle note di Mariah Carey, per mano, e saltellato sui divani. Eravamo felici. Falsamente felice, tu.
Ci siamo accoccolati sul divano e accarezzati fino a consumarci la pelle. Hai coperto con un bacio la mia spalla scoperta e infreddolita.
Avevo lasciato accese le candele rosse sull'ulivo là fuori. Sembravano sospese nella notte, vittime di un incantesimo. Mi sentivo la donna più felice del mondo. Ogni tanto, con la tua mano farfalla, morbida e forte, atterravi delicatamente su di me, esplorandomi ovunque.
Poi, improvvisamente, hai trovato il coraggio di far piovere parole sigillate da tempo. E chissà da quanto avevi architettato il nostro disastro. Mi hai accarezzato i capelli, scavando tra i riccioli arancioni. Ne hai avvolto uno sul tuo dito, a spirale, annusando l'odore di balsamo. Ti è sempre piaciuto il profumo di balsamo, lo usavi anche tu.
"Non me la sento di continuare", mi hai detto senza nemmeno il coraggio di guardarmi in faccia.
Sono rimasta senza parole. Fagocitata dalle tue. Dilaniata in due secondi.
Non ho saputo dire nulla. Non ho pianto, non ho reagito, non ho chiesto perchè. Lo sapevo il perchè. E te ne sei andato portando via i tuoi vestiti caldi e la tua pelle morbida e profumata, che non sentirò più.

Pulisco rabbiosamente le sedie e spazzo con impeto il pavimento mentre parlo a me stessa. Cerco di trovare una giustificazione, in fondo lo sentivo che non poteva durare?. Si, lo sentivo.
Lo so, hai sopportato tanto. La tua malattia, le insicurezze e le  notti insonni. La stomia.
Ma sei stato anche insopportabile, rabbioso, a volte così triste che ti credevo depresso. Ti capivo?. No, non sempre, o almeno cercavo di farlo. Il cancro non ci trova mai preparati.
Ti scioglie dentro se è potente, ti costringe a combattere e tu non hai voluto la mia mano tesa. Saremmo stati più forti in due.
Si, sei pesante e lamentoso. Esigente. Sei negativo, drammatico. Mi hai spento e non so più come aiutarti.
Hai deciso tu, di facilitarmi le cose, togliendoti di mezzo, per non essere un peso, e continuare a lottare da solo. Sei coraggioso, lo ammetto,  hai deciso che mi ami a tal punto da non volermi legare alla tua vita da malato.

Però adesso torna, ti prego. Che io da sola non so stare amore mio.
La malattia rende instabili gli equilibri di coppia. Mette a dura prova. 
Poche coppie sopravvivono alla lotta che uno dei due partner sostiene contro il cancro. Va fatta insieme, se si vuole vincere. Dimenticando gli egoismi.

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