E' SOLO UN'INFERMIERA

Dedicata a te amica mia.

Lei è un'infermiera specialista. Si occupa di pazienti in un'area critica e il lavoro è una passione, una vocazione, una scelta, la realizzazione di se stessa.
Ma è un'infermiera, e rispetta gli ordini gerarchici, le regole del reparto, il codice deontologico, la buona condotta, la linea corretta, le giuste azioni, i suoi capi, i pazienti.
I sentimenti però, per fortuna, non hanno scadenze ne' imposizioni. Esistono e basta. E, come dice lei, un giorno ti svegli la mattina e mentre vai a lavorare pensi che quel giorno forse sarà uguale a tutti gli altri o forse succederà qualcosa di speciale.
Quel giorno è capitato a lei.
Il medico con cui lavorava si è innamorato dei suoi occhi, e lei, dei suoi.
Allora, si è lasciata travolgere da quel turbinio di farfalle nello stomaco e si è chiesta se fosse vero. Perchè lei è un'infermiera e non può uscire dagli schemi nè dare adito all'immaginario collettivo.
Ha tentennato, ha temporeggiato. Ma il suo turno intrecciava il suo ed era inevitabile. Come in un gioco infantile, si è lasciata rincorrere e poi prendere e avvolgere e... travolgere.
Si... travolgere dall'amore che non voleva più nascondere a se stessa e agli altri.
Quella cosa che pensava impossibile e intoccabile, si quella cosa,  ha preso proprio lei.
E' così che, conoscendo l'amore, lei è diventata un'infermiera diversa. Un'infermiera che letteralmente ama i suoi pazienti e il medico che li cura. Pazzamente innamorata di ogni suo gesto, parola e sentimento che quel medico prova e dimostra nei confronti non solo suoi, ma del suo lavoro, dei colleghi e dei pazienti che opera. Pazzamente innamorata di quanto i pazienti possano insegnare della vita attraverso la malattia.

Lui è un uomo speciale che la fa sentire speciale.
E con lui si è caricata di nuove energie, voglia di fare, di correre con la marcia ingranata, a mille all'ora. Troppo.
Oh.. Non troppo per lui.
Per l'amore c'è sempre spazio infinito. Ma per qualcuno non va bene "il troppo".
La troppa complicità, la troppa comprensione, la troppa dedizione, il troppo tempo dedicato al lavoro per assistere le persone. Non vanno bene la troppa passione, la troppa felicità per un turno di lavoro, i troppi riscontri positivi, i troppi successi, la frenetica vitalità, la gioia di fare del bene.
A quel qualcuno non piacciono.
Viene chiamata a colloquio proprio da quel qualcuno.
Si arrovellava il cervello pensando a cosa potesse aver combinato di tanto grave. Niente. Semplicemente lavorava troppo e troppo bene per essere un'infermiera. Doveva fare meno. Punto.

E così, come dieci anni prima, si ritrovava in macchina, diretta a lavoro, ma non a pensare a quel qualcosa di bello che le sarebbe accaduto in quella giornata.
Si trovava stavolta a guardare l'orologio, a controllare i secondi che rotolavano come minuti che passavano come le ore. Che non doveva superare.
Perchè doveva finire all'orario prestabilito dalle regole.
Perchè non si può lavorare con troppa passione. Non si può distinguersi. "E' sufficiente lavorare per ciò che si viene pagati" diceva il capo.

E sarebbe dovuta diventare l'infermiera che va di moda. Presenza silenziosa che vola a basso profilo e non fa parlare di sè. Meglio se sfigata anche nella vita o nell'amore. Meglio se con il sorriso spento, per non dare all'occhio. O acceso, solo per rassicurare il paziente quando l'intervento va malissimo. Quella che esegue sequenziali azioni senza perdersi in chiacchere al vento con un paziente depresso al quale potrebbe salvare la vita. Quella che deve somministrare la terapia antidolorifica senza avere il tempo di chiedere al paziente dove ha male e quanto ha male. Quella che non deve dimenticare nulla: letto in ordine e pulito, flebo somministrate, conteggio drenaggi e diuresi, esami completati, stampati e mostrati al medico, visite specialistiche richieste. Quella che non ha il tempo di fare domande sulla vita che il paziente conduceva prima di ammalarsi, sulla famiglia o sui figli. Chissenefrega. L'infermiera dovrà perdersi nella natura ripetitiva del compito. Punto.
Perchè è solo un'infermiera e deve rispettare gli ordini.
Al paziente ci penserà qualcun altro.
Ecco perchè l'infermieristica va a rotoli.
Ma lei per fortuna, un capo così non ce l'ha più.
Ed è rimasta tale.




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