NON MOLLERO'
Me l'hanno detto ieri. L'apologo finale recitato dalla voce fuori campo. Uno schiaffo mi avrebbe fatto meno male. Ho provato una sensazione indescrivibile. Una scarica elettrica bruciante. Come uno scontro frontale con un camion. Un disastro. Come se fossi caduto a rotoloni in un burrone e la testa avesse girato impazzita e pesante; tra i rovi che mi pungevano e ferivano e i tronchi degli alberi che mi dilaniavano; le rocce che mi dissanguavano. No, non era un incubo. Sequestrato in questo letto d'ospedale a baldacchino assistevo al mio sgretolamento.
Mia moglie sedeva accanto a me e mi stringeva la mano fortissimo, come non aveva mai fatto prima di allora. Mia madre stava fuori della porta, ad aspettare di vedere la mia faccia. Lo sapeva che il medico mi avrebbe comunicato la diagnosi e non ce la faceva ad ascoltare. Lei conosceva perfettamente il significato di ogni cosa, di ogni parola o termine, sigla, lettera, valore. Ha lavorato come infermiera per quarant'anni e lo ha capito subito che ero grave. Li ho ancora impressi i suoi occhi spalancati fuori dalle orbite quando mi ha visto quella mattina di un mese fa, con le sclere gialle, il volto giallo, le braccia gialle, tutto il mio corpo giallo. E le ho ancora presenti sul mio capo le sue mani calde che reggevano la mia fronte mentre vomitavo verde. Le sue, perchè mia moglie piangeva a dirotto con i bambini, nella stanza accanto.
Mio padre è rimasto a casa oggi. E' stato dimesso dal reparto quindici giorni fa. Lui ce l'ha nelle ossa il brutto male. Chiamarlo cancro mi spaventa. Gli infermieri vanno a domicilio a giorni alterni, per le terapie palliative. Si chiamano così le terapie che "ti fanno stare bene" quando stai malissimo. Dovrebbero dare il Nobel a chi le ha inventate. Eppure sono semplici cocktail farmacologici che ti catapultano in un mondo psichedelico di benessere. Compresse, beveroni, goccette o lecca lecca da succhiare, cerotti da attaccare, fiale da gocciolare. Si, ti sembra di stare col mago di Oz nel paese delle meraviglie. O forse confondo le storie.
Ma voglio dirvelo che io non mollerò.
Stranamente oggi non provo nessun dolore e non ho paura della morte.
Credevo fosse più difficile morire. Credevo che mi sarei sentito stanco e debole. Che avrei provato dolore e perso chili e colore come i giorni di vita.
Credevo che avrei pianto e tanto. Che mi sarei arrabbiato e depresso. Credevo che avrei visto solo muri bianchi e grigi e finestre chiuse, tapparelle abbassate, per il fastidio alla luce. E credevo che non sarei più stato capace di amare. Che sarei diventato anaffettivo. Invece amo mia moglie più di sempre e i miei figli pazzamente.
Ieri ho ricevuto la notizia che il numero infinitamente grande di cellule sane del mio corpo è terribilmente inferiore a quello delle cellule malate. Sono pervaso dal male e non ho la minima paura.
Io lotterò comunque.
Lotterò fino alla fine. Col pensiero positivo, con le illusioni, che anche se sono terrificanti streghe, mi daranno forza. Cercherò di dormire, per risparmiare aria, fiato, ossigeno ed energia. Mi sforzerò di mangiare per non cadere, per non crollare, e mi metterò in piedi anche se dovessi agganciarmi ad un sollevatore meccanico. Muoverò le gambe anche se i miei neuroni impazziti non lo vorranno più fare e leggerò finchè i miei occhi potranno vedere.
IO non mollerò. Perchè in questo momento provo una nuova unica speranza. La stessa elettricità di coloro ai quali viene rivelato che esiste la vita dopo la morte o su altri pianeti, che le fate fanno le magie e che Babbo Natale verrà. Puntuale anche quest'anno. E questo mi basta.