DOMANI INIZIERO' LA CHEMIOTERAPIA
Mi hanno detto così. Otto cicli di terribile chemioterapia saranno la prevenzione affinchè il mio cancro non si dissemini ovunque nel mio corpo. "Chemioterapia preventiva" l'hanno chiamata, giusto per creare l'illusione che non siano veleni quelli che mi inietteranno ma semplici farmaci ad effetto scudo.
In una allegoria di boccioni e sacche colorate di arancione, rosso o giallo a seconda del farmaco distruttivo che conterranno, mi preparo psicologicamente alla battaglia.
Leggo sfogliando, si fa per dire, le pagine di internet aperte a cascata, che la chemioterapia dopo un intervento chirurgico viene eseguita quando uno o più linfonodi asportati intorno alla sede del tumore, si sono dimostrati positivi all'analisi dell'anatomo patologo. Significa che in loro, dentro di loro, che sono delle stazioni drenanti, c'è già la malattia e quindi ci sono possibilità di metastasi. Se quelli più vicini sono stati asportati, non significa che quelli più lontani non abbiano cellule maligne, perchè tutti sono in comunicazione tra loro. Ecco perchè attaccando ogni singola cellula del mio corpo con le bombe atomiche, i razzi a ultrasuoni e i missili balistici, teoricamente la distruzione di massa dovrebbe avvenire. Anche la mia però. E questo non è scritto. (Mi accarezzo il braccio nudo come per calmare un brivido).
Mi ritrovo infatti a leggere un foglio lunghissimo con due colonne. Era piegato in due dentro la cartellina che mi è stata consegnata. In una colonna ci sono gli effetti collaterali della chemioterapia e nell'altra, riga dopo riga, si moltiplica la sfilza di farmaci per farne fronte. Si passa dalla nausea alla sensazione di avere degli spilli sulle dita, al gonfiore alle gambe. Dalla stanchezza al vomito, dalla febbre ai dolori alle ossa, al sonno imperante, l'amaro in bocca insieme alle afte e alla tachicardia. E poi si rischiano l'insufficienza renale, lo shock anafilattico... l'arresto cardiaco. Un'incognita a volte difficile da decifrare. Se accade accade.
Ar-re-sto car-di-a-co ??? Sillaba nuovamente la mia lingua secca.
E questa chemio sarebbe una prevenzione ???
Ah se potessi sentirmi emotivamente sterile. Non proverei gioia nè dolore nè paura. Mi farei massacrare dagli aghi criminali e infondere di liquidi dal sapore solforoso. Riempire di flebo dal potere ipnotico e tagliare a brandelli per non poter ricordare. Se potessi abortire questo terrore e seppellire la morte stessa, affronterei nausee e vomiti, spilli e stanchezze, e amari in bocca, gengive gonfie e sanguìnanti, come se il vivere fosse un compito urgente.
No, domani non inizierò la chemioterapia. No.
E mentre digito sulla tastiera del mio pc la parola "chemioterapia" mi appare l'immagine di un bambino dagli occhi scuri e spalancati con cui inghiotte il mondo. Me lo immagino con una voce elettrica, di quelle che ti scuotono. Ma qui, ha un'espressione un po' contrita, mentre si sottopone alla chemioterapia, in braccio alla mamma. Lei sorride stancamente. I suoi occhi azzurri brillano come il vetro intagliato. Il fotografo ha capito bene cosa immortalare ed io sono impalata davanti a questa immagine. Sono scioccata dal quell'espressione asciutta di chi non ha più lacrime. Quasi mi strozzo con il caffè che sto bevendo e sono sul punto di dovermi fare io una tracheotomia con il cucchiaino.
In quel trambusto, il liquido che entra nelle sue piccole e sottili vene, è impegnato nel suo miracolo distruttivo. E mentre i miei occhi si infilano in quella crepa, penso che non devo avere paura. Non posso avere paura. Il piccolino non ha paura.
Si, anch'io affronterò la guerra con la speranza e la determinazione che leggo nei suoi occhietti, e accetterò tutto. Come lui, piccolino indifeso, che con le manine giocherella con i tubicini dei deflussori. E come se il mio corpo fosse una bussola, mi farò trasportare da ogni sensazione, accogliendola, qualsiasi essa sia.
Si, domani inizierò la chemioterapia e andrà benissimo.
In una allegoria di boccioni e sacche colorate di arancione, rosso o giallo a seconda del farmaco distruttivo che conterranno, mi preparo psicologicamente alla battaglia.
Leggo sfogliando, si fa per dire, le pagine di internet aperte a cascata, che la chemioterapia dopo un intervento chirurgico viene eseguita quando uno o più linfonodi asportati intorno alla sede del tumore, si sono dimostrati positivi all'analisi dell'anatomo patologo. Significa che in loro, dentro di loro, che sono delle stazioni drenanti, c'è già la malattia e quindi ci sono possibilità di metastasi. Se quelli più vicini sono stati asportati, non significa che quelli più lontani non abbiano cellule maligne, perchè tutti sono in comunicazione tra loro. Ecco perchè attaccando ogni singola cellula del mio corpo con le bombe atomiche, i razzi a ultrasuoni e i missili balistici, teoricamente la distruzione di massa dovrebbe avvenire. Anche la mia però. E questo non è scritto. (Mi accarezzo il braccio nudo come per calmare un brivido).
Mi ritrovo infatti a leggere un foglio lunghissimo con due colonne. Era piegato in due dentro la cartellina che mi è stata consegnata. In una colonna ci sono gli effetti collaterali della chemioterapia e nell'altra, riga dopo riga, si moltiplica la sfilza di farmaci per farne fronte. Si passa dalla nausea alla sensazione di avere degli spilli sulle dita, al gonfiore alle gambe. Dalla stanchezza al vomito, dalla febbre ai dolori alle ossa, al sonno imperante, l'amaro in bocca insieme alle afte e alla tachicardia. E poi si rischiano l'insufficienza renale, lo shock anafilattico... l'arresto cardiaco. Un'incognita a volte difficile da decifrare. Se accade accade.
Ar-re-sto car-di-a-co ??? Sillaba nuovamente la mia lingua secca.
E questa chemio sarebbe una prevenzione ???
Ah se potessi sentirmi emotivamente sterile. Non proverei gioia nè dolore nè paura. Mi farei massacrare dagli aghi criminali e infondere di liquidi dal sapore solforoso. Riempire di flebo dal potere ipnotico e tagliare a brandelli per non poter ricordare. Se potessi abortire questo terrore e seppellire la morte stessa, affronterei nausee e vomiti, spilli e stanchezze, e amari in bocca, gengive gonfie e sanguìnanti, come se il vivere fosse un compito urgente.
No, domani non inizierò la chemioterapia. No.
E mentre digito sulla tastiera del mio pc la parola "chemioterapia" mi appare l'immagine di un bambino dagli occhi scuri e spalancati con cui inghiotte il mondo. Me lo immagino con una voce elettrica, di quelle che ti scuotono. Ma qui, ha un'espressione un po' contrita, mentre si sottopone alla chemioterapia, in braccio alla mamma. Lei sorride stancamente. I suoi occhi azzurri brillano come il vetro intagliato. Il fotografo ha capito bene cosa immortalare ed io sono impalata davanti a questa immagine. Sono scioccata dal quell'espressione asciutta di chi non ha più lacrime. Quasi mi strozzo con il caffè che sto bevendo e sono sul punto di dovermi fare io una tracheotomia con il cucchiaino.
In quel trambusto, il liquido che entra nelle sue piccole e sottili vene, è impegnato nel suo miracolo distruttivo. E mentre i miei occhi si infilano in quella crepa, penso che non devo avere paura. Non posso avere paura. Il piccolino non ha paura.
Si, anch'io affronterò la guerra con la speranza e la determinazione che leggo nei suoi occhietti, e accetterò tutto. Come lui, piccolino indifeso, che con le manine giocherella con i tubicini dei deflussori. E come se il mio corpo fosse una bussola, mi farò trasportare da ogni sensazione, accogliendola, qualsiasi essa sia.
Si, domani inizierò la chemioterapia e andrà benissimo.