14 GIORNI

Mancano quattordici giorni, sette ore e venti minuti al mio ricovero in ospedale. Non vedo l'ora. Come un countdown finale, segno con il pennarello blu sul calendario, ogni giorno trascorso a pensare, crogiolandomi nel dilemma del farlo o non farlo. Traccio una X nitida e definita, come quella che il chirurgo ti segna sull'addome, a destra, prima di estrarti quel pezzo di budella da infilare nel sacchetto "raccogli feci".
Se mi toglieranno la stomia, se davvero riusciranno a farlo, darò una festa epocale. 
Inviterò tutti gli amici che in questi mesi non ho visto e quelli che non mi hanno più scritto. Quelli che credevano che sarei morto e quelli che pensavano fossi depresso. Quelli che pensano che con la stomia non si possa fare nulla. In questa schiuma di rabbia inviterò le ragazze del coro, quelle che si schifavano quando cantando dovevo scappare via perchè si sentiva cattivo odore. Come posso biasimarle? Erano anche troppo gentili a fare finta di niente la maggior parte delle volte!. 
Inviterò gli amici pigri e conniventi, quelli che non sanno imprimere nel proprio volto sorrisi disarmanti. Loro hanno una tremenda paura della mia malattia. Sarò io a sprigionare la mia voglia di vivere e, con una reazione a catena, contagerò tutti quanti. Dimostrerò che il cancro si può sconfiggere, si ma non con un sorriso di gomma. Il mio sarà un sorriso vero, che mi farà uscire da questo labirinto oscuro sospendendo tutte le mie paure e appallottolando i brutti pensieri di tutti. 
Inviterò Roberto, che credeva che non avremmo mai più nuotato al largo del nostro catamarano, e invece si stupiva della mia resistenza, anche con il sacchetto. E Chiara, che, appena dimesso, mi portava a casa i fiori freschi, raccolti nel campo vicino a casa sua, per ricordarmi di usare l'olfatto, uno dei sensi che dimentichiamo possa emozionare. Inviterò quel pazzo di Loris, che al bar mi prepara il cappuccino con poca schiuma e una spruzzatina di cacao tutte le mattine. Ci scrive sopra "ciao fra" col pennellino, e "fra" sta per fratello nel linguaggio dei giovani. Io lo voglio un "fra".
Si, mancano solo quattordici giorni per pensare che dopo la chiusura della stomia, potrei non riuscire a trattenere le feci, dover indossare un pannolino, arrossarmi il sedere come un neonato e non uscire di casa senza prima conoscere a memoria la localizzazione delle toilettes. Quattordici giorni per pensare alla dieta che mi sarà imposta a colazione e anche a pranzo, per non dire a cena, per non dover continuamente evacuare. E poi alle limitazioni da seguire, ai farmaci da prendere, alla ginnastica da fare, alle notti da non dormire. Quattordici giorni per poter rivalutare tutto. Che la stomia è una salvezza e che non ha mai limitato la mia vita. Che il rischio non fa per me, che non sono pronto, perchè io e il mio sacchetto siamo entrati nella stessa inerzia, oppure no.
Intanto continuerò a segnare, a chiare croci, occupanti lo spazio di un pensiero distorto, su un foglio bianco, i giorni che trascorreranno asfittici. Mentre la forza generatrice del desiderio andrà ben oltre gli orizzonti, insieme alla certezza che quella festa s'avrà proprio da fare. 
In ogni caso.



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