NOTTE DI SAN LORENZO: I DESIDERI DEI PAZIENTI
"Ho come la vaga sensazione di dover morire", accenna con voce flemmatica il signore del letto quattro. Tiene il lenzuolo bianco sopra al volto, l'aria condizionata gli dà un gran fastidio e il desiderio più grande sarebbe spegnerla.
La forza generatrice del desiderio va sempre oltre gli orizzonti. E stanotte, che si prepara ad essere tempestata di meteore infuocate, vedrà il cielo riempirsi di milioni di desideri.
"Vorrei sentire ancora l'odore del ragù in cottura, indossare quella giacca chiara che tu giudicavi troppo molle e che mancava di carattere e arraffare due volumi dalla mia vecchia libreria. Significherebbe sentirmi di nuovo vivo, e sano, e a casa".
Se vi sembrano banali, per il paziente del letto sei, con la barba ingrigita e gli occhi infossati sotto ad una fila di rughe, non lo sono affatto. Lui in ospedale ci entra e ci esce ogni due tre mesi. Il suo cancro non gli dà tregua. La moglie gli tiene la mano, seduta accanto da ore senza muoversi. E' a lei che si rivolge, quasi per farglielo sapere che quella giacca la metterà ancora.
"Vorrei un letto pieno di gelato. Gelato e panna montata. E toping, noccioline e biscottini". Mi è tutto proibito qui in ospedale. E' il desiderio del giovane ragazzino in stanza due. La malattia gli ha rubato l'adolescenza ma ora sta bene.
"Io vorrei guarire. Non chiedo altro". Fa fatica a parlare la signora in vestaglia blu notte. Fissa la luna ancora alta alla finestra, che è piena e sfumata da nuvole ancora grigie. Di fronte ad un sole che ha perso i raggi, la luna sembra malinconica. Il temporale di oggi però ha lasciato qualche squarcio e la signora in blu si metterà là in angolo stasera, sulla poltrona in pelle nera.
Quando esco dalla stanza la luna paffuta è così ambrata che stravolge i miei sensi.
"Se potessi dormire con il mio cane sarei l'uomo più felice del mondo. Sarebbe come rendere un po' più lussuosa la mia solitudine". E' avvolto da una stoffa rugosa, quella del pigiama smilzo a righe bianche e blu, il signore magro con la nutrizione parenterale. Io intanto scrivo con frenesia su un quadernetto, appunti furtivi, senza mai mettere un freno allo straripamento della mia anima. Sentire la semplicità dei desideri è come trovarmi in uno scrigno di meraviglie.
"Io vorrei riabbracciare mio figlio e mio marito, stasera". Sembra un desiderio impossibile quello della signora nella stanza dozzinanti. Mi stringe il cuore sentire che suo figlio è scomparso pochi anni fa, all'età di quarantanove anni per lo stesso cancro del padre, morto due mesi fa. Il cancro alla prostata se li è succhiati via in un baleno. Ma ora, che la signora ha smesso di combattere contro il cancro al seno, il desiderio si fa quasi realizzabile. "Non ce la faccio più e da sola non resisto in questa vita assurda".
Con le trecce raccolte a crocchia la signora giovane della stanza dodici ci racconta le virtù antalgiche dell'amore. "Ne vorrei a valanghe. Ettolitri d'amore. Tonnellate d'amore per guarire". La definisce "scialba" la sua quotidianità senza un uomo e causa della sua malattia. Poi fissa il mio ciondolo giallo topazio. Non sapevo che un giallo potesse far palpitare tanto. Le ricorda un gioiello, che ha nascosto a casa in un cofanetto di madreperla. Era un regalo dell'uomo più importante della sua vita. Suo padre.
Ed è così che sognano i miei pazienti. Vogliono una vita resistente e piena, e limpida, con il vuoto aperto davanti a loro, per costruire il pieno con le storie sul futuro. La malattia disintegra quel futuro. Non vogliono mattoni sbrecciati nella loro casa, nè derelitte fioriere inzaccherate . Non perchè preferiscano una villa a quattro piani, ma per raccogliersi in un unico piano davanti ad un focolare d'inverno e ad un barbecue d'estate. Vogliono l'amore. E vogliono sconfiggere la pervicace indifferenza delle istituzioni ai problemi che affliggono la nostra sanità, sciogliere ogni incognita, dirimere la protervia con cui si continuano ad ignorare i segnali di una malattia. I più anziani, vogliono fissare il loro passato in una sequenza di laccate cartoline da elzeviro, i più giovani, ispirarsi solo a spiazzanti curiosità.