CANOTTA, MAGLIONCINO E UN PANNOLINO TRA I JEANS

All'angolo della sala, una pila di riviste mi regalava una visione disordinata. Erano accatastate come carta straccia tra la cuccia del cane e il comò in wenge. Sopra al mobile, un pacco di assorbenti da donna, di quelli tipo per il ciclo mestruale, richiamava la mia attenzione. Più ancora del morbido acquerello che troneggiava sulla stessa parete. Paola era in menopausa e non c'erano altre donne in quella casa.
Era ancora davanti allo specchio la mia carissima amica. Si pennellava le ciglia con quintali di mascara e stava scegliendo il colore di un paio di orecchini elaborati e appariscenti. Ora vanno molto quelli a uncinetto, che sembrano quasi di pizzo. Quella sera, dopo molto tempo, saremmo uscite insieme.
Indossavamo entrambe un paio di jeans tagliati su misura,  scollature profonde e generose, una canotta bianca io, a costine beige lei, e un maglioncino rosa sulle spalle. Uguale. Lo abbiamo acquistato on line una sera.
Mi avvicinai a lei con aria inquisitoria. Con grande aplomb e diplomazia le chiesi se per caso le fosse tornato il ciclo calamitando la sua attenzione sul mio indice puntato sui pannolini. 
Non pensavo che la frase fosse farraginosa, confusa come la stanza in cui mi trovavo. Mi sembrava di aver posto una semplice domanda e non di aver aperto un varco al suo dramma. Ci fu un silenzio imbarazzante che si accampò tra noi.
Nel suo sguardo c'era una muta supplica. Sulla sua bocca comparve un tremolio, agli angoli, percettibile appena. Poi portò le nocche di una mano contro i denti di sopra e l'altra mano aperta là in mezzo alle gambe, coprendo come con una foglia di fico la zona di cui stavamo parlando. Sollevò le spalle e arricciò il naso. Abbassò gli occhi guardando a terra. 
I suoi gesti parlavano. Eccome.
Paola cercò di ricacciare indietro le lacrime che stavano arrivando, ma ci riuscì solo in parte.
Il suo volto non appariva più selvaggio e debordante ma misero e tristissimo. Il mascara colava sulle guance. Poi iniziò a provare delle vampate di calore e fummo costrette a spalancare le finestre.
Io sentii un senso ribollente di rabbia per la mia impotenza, un'ondata gelida di panico e una pena profonda. Non è possibile che a cinquant'anni una donna, nel pieno della sua maturità, saggezza ed esperienza, debba soffrire per uno stupido pannolino. Per una incontinenza urinaria che dovrebbe appartenere solo ai neonati.
In realtà c'era tutto uno squilibrio ormonale a travolgerla. E, nello stesso tempo, la paura tremenda, quella sensazione di decadimento che molte donne attraversano a quella età. Si va in corto circuito. Il corpo diventa anarchico, vuole fare ciò che vuole lui. Non vorresti invecchiare e desidereresti che il tuo ciclo mestruale non si arrestasse mai. "No, io non sono in menopausa", vorresti dire anche di fronte agli esami che hai fatto, dove gli asterischi ti catapultano nella vecchiaia in un lampo.
Mi lambiccai il cervello per cercare un qualcosa che la facesse nuovamente sorridere . Ma era un sorriso frammentato, come latte incagliato. 
Paola scosse la testa e si strinse, tra il pollice e l'indice, il dorso del naso. La scriminatura di lato dei capelli e il suo golfino rosa le davano un'aria giovanile, ma quel pannolino era una condanna. Le rimembrava di non essere più giovane, la obbligava ad accettare il normale invecchiamento della vita. Nossignore. Quella non era la normalità e quel pannolino si poteva buttare via. 
Si sedette sull'unica sedia di fronte alla scrivania. Si cinse la vita. 
Se qualcuno le avesse soffiato addosso in quel momento, sarebbe sicuramente volata via, fino al soffitto, come una piuma uscita da un cuscino. Avevo toccato un tasto dolente . Paola si sentiva vittima della sua menopausa che aveva inquinato la sua rinascita dopo la separazione dal marito.
Ci facemmo un tè e chiacchierammo fino a tardi. Le fece bene. Erano forse le due o le tre, non ricordo, quando suonò il campanello. Io stavo per andarmene.
Era l'ennesimo uomo, era l'ennesima storia, era l'ennesimo disastro. Era tornato a prendere le sue valigie. Se ne sarebbe andato senza salutare, come se ne sono andati tutti gli altri.
Paola non riusciva a portare avanti nessuna storia perchè per prima non accettava se stessa e non faceva nulla per migliorare la sua condizione.
Oggi, a distanza di qualche anno, è sempre più depressa, inquinata dalle sue convinzioni. Sola. 

La menopausa è un momento di transizione che risulta difficile per molte donne. Esiste un percorso specifico per la riabilitazione dell'incontinenza urinaria e di tutto il pavimento pelvico. Non abbiate pudore nel parlare con vostro medico di base o con uno specialista.



Post più popolari