UN CUORE IN METASTASI

E' una serata importante quella che mi aspetta. Solenne. Deciderà le sorti di questa crepa tra noi. Piccola penserai tu. Una piccola e insignificante falla che ha causato il cancro più terribile che esista. Quello del cuore.
Invece questa piccola crepa si trasformerà in uno squarcio stasera.

E' un freddo strano quello che mi trafigge oggi. Lo stesso che si sente quando si deglutisce un boccone di gelato troppo grosso. Te lo senti in gola imponente, che quasi ti soffoca, meschino, per poi sciogliersi piano piano, fino a farti respirare di nuovo. 
La mia repulsione per la serata è tale da avere anche una leggera nausea e il mal di testa. Gli effetti della chemioterapia non sono neanche paragonabili. Bazzecole a confronto. Stupide fesserie.
Ho scoperto da poche ore che mi tradisci con una tipa del corso d'inglese tutte le volte in cui io sono in ospedale, durante le terapie oncologiche. Mi tradisci, capito? Punto. Non bastava già il mio stupido cancro al colon?. Non bastavano i fiumi di lacrime ?. Ti odio.
Mi sento come se una colata di asfalto nero bollente mi stesse coprendo. Come se un uragano mi volesse travolgere, come se stessi per morire. Già, morire. Non ho mai avuto paura della morte, neanche quando il medico mi ha letto la diagnosi. Avrei lottato con i denti serrati e con tutte le mie forze contro vento. E col mare in burrasca, contro gli uragani. Gli avrei fatto vedere io chi è Mara.
Ma ora è diverso.
Stupido cancro del cuore ti sei insinuato in me, già devastata dal mio male. E non c'è più nulla da fare. E' il cuore in lenta metastasi.

Arrivo alla pizzeria prima di te. 
Quando entri dalla porta provo una nausea ancora più insistente e forte. Indossi un completo verde chiaro a righe azzurre sottili; dal taschino spunta un fazzoletto dello stesso azzurro. Ridicolo.
Ti siedi accanto a me, nel lato più corto del tavolo e non di fronte; forse per non guardarmi negli occhi. Forse perché ti senti sporco. Forse il panico ti avvolge quanto me in questo istante, fino a perdere tutti i frammenti di noi, della nostra vita insieme, delle nostre risate felici. Questi sono istanti vuoti che pesano come fossero pieni. 
Mi baci sulla guancia. 
Lo sento freddo questo bacio. Sa di umido. Di stantio. Di aria malsana, di muri ammuffiti. Sa di acqua stagnante. Sa di nulla. 
Quando togli il tappo alla bottiglia dell'acqua, urti contro un bicchiere di vetro che rotola a terra in frantumi. Almeno riuscissi a raccogliere i cocci della tua vita!; cerchi di dissimulare il dispaccio alzando le spalle e coprendo con una risata la tua goffaggine. Mi fissi. Parli piano, troppo piano. La tua voce sovrasta appena il brusio della sala. 
Sembra una serata normale, in una giornata qualunque. Una normalissima cena tra due fidanzati che non conoscono neanche più l'odore della pelle dell'altro. Anche il tuo profumo sembra diverso. 
So che pensi che io sia triste per la mia malattia. Neanche gli specchi incassati in cornici di granito alla nostra destra riflettono la verità. 
Vedono solo una donna triste, con gli occhi abbassati e l'umore a terra. Osservano un corpo sfigurato dalle terapie, gonfio di farmaci, ricoperto da cicatrici, dilaniato dal cancro. Solo questo. Scrutano una donna sofferente, con le borse sotto agli occhi da giorni e un unico pensiero fisso: bastardo. Ma quella crepa nel cuore non si vede e non si sente. 
E' soda caustica la tua mano appoggiata sulla mia. Immondizia la tua presenza. 
Ecco, i tuoi occhi ora non guardano nessuno. Vagano senza fissarsi sulle persone, sul soffitto, sui lampadari appesi al soffitto. La pizza gelida è ancora intera. Ed io, decido di facilitarti le cose. 
Sento qualcosa che si indurisce dentro di me, o meglio, qualcosa di vago e indefinibile che si estende: una palizzata, una fila di chiodi incastrati nel petto come  in un muro di cemento armato. 
Ti fisso negli occhi resi ancora più chiari dal riflesso della giacca verde. Ma ti vedo torbido, ho la vista annebbiata.
Il puzzo che sento può accecare, lo ammetto, e te lo dico. E' l'odore di un sentimento marcito che scava dentro di me alla ricerca delle parole da dire in questo momento. 
Le luci sono più soffuse ora che fuori è buio. L'oscurità ha il suo vantaggio. Nel buio, senza potersi guardare negli occhi, è tutto più facile. 
Prima di proferire parola, metto una mano davanti alla bocca, espiro e annuso il mio alito. Dopo usciranno le parole. Parole che sapranno di dignità. Di forza. 
Mi alzo in piedi, indietreggio quel tanto che mi consentirà di uscire dal locale senza essere bloccata dalle tue braccia. Inspiro profondamente, con il cuore che mi rimbalza nel petto e nel collo. Con il dolore assordante di chi vorrebbe farsi inghiottire dal silenzio.
Trovo il coraggio che ho sempre avuto. Semplicemente così, a testa alta e fiera di me:
"Addio MatteoBuona fortuna con Barbara..."


Io e Matteo non ci siamo più rivisti. E so che Barbara sta con un altro. 
Lasciarlo è stata la cura per poter affrontare meglio il mio percorso oncologico. 


Ringrazio Dio per il coraggio che mi ha dato.

Dagli ultimi studi pubblicati si è visto che l'infelicità deprime il sistema immunitario e rende refrattaria la cura chemioterapica. 
La formazione di anticorpi contro virus e batteri è "comandata" da un ormone collegato alla felicità, la dopamina. Lo rivela una ricerca internazionale pubblicata su Nature e nata in Italia, che potrebbe avere risvolti per le malattie autoimmuni e contribuisce a spiegare perché le persone felici hanno spesso un buon sistema immunitario. (Fonte Ansa)

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