CHE FIGURA DI...
Il rappresentante entrava in ambulatorio per la prima volta e aspettava che gli dicessi di accomodarsi sulla sedia di fronte alla scrivania.
Il sole era così splendente che il riverbero sui vetri accecava e sono stata costretta ad abbassare la tapparella. Camminare ad occhi socchiusi è molto pericoloso.
Il tizio mi presentava un nuovo tipo di coni vaginali per la riabilitazione del pavimento pelvico. Una sorta di oggetto in silicone dalla forma di un palloncino allungato di pochi centimetri da consigliare a tutte le donne anche con prolassi genitali.
Incuriosita dalle confezioni, mi sono spostata in avanti allungando il mezzobusto. La sedia girevole mi aiuta nei movimenti rapidi, ed è spesso oggetto di pacchiane e infantili giravolte.
Dopo una mezz'oretta di conversazione i miei glutei chiedevano pietà e sono stata costretta ad alzarmi per consentire alle mie "chiappe" di riprendere la circolazione sanguigna.
Il rappresentante non capiva il mio disagio e continuava imperterrito e con ottima preparazione a spiegarmi le proprietà di questo dispositivo medico. Nel frattempo, spiattellandomi nuovamente sulla sedia, ho ricevuto una telefonata breve.
Appoggiata la cornetta, ho tentato di riprendere il possesso della mia postura corretta maledicendo le ruote girevoli della sedia che scivolava a poco a poco sempre più in là. In un battibaleno la sedia non si trovava più sotto ai miei stecchiti glutei, ma ad un metro di distanza da me.
Avete presente l'effetto di un uovo che si tuffa in padella "a frittata" ? Stessa scena. Solo che l'uovo ero io e la padella il pavimento del mio ambulatorio.
Subito ho provato un dolore lancinante e trafittivo alla schiena: il gancetto del reggiseno mi si era conficcato tra una vertebra e l'altra dopo la diabolica impennata delle gambe. Un bernoccolo cresceva piano piano sulla nuca ma tutto a posto. Nessun obnubilamento del sensorio. La caviglia già malandata, è volata sulla gamba di ferro della scrivania, ma, gonfiore più gonfiore meno, poco cambiava, e il gomito ha cercato di proteggere il resto del braccio facendo perno a terra. Se non si è rotto, è un miracolo. Qualche allucinazione acustica si impossessava dei miei timpani, ma senza dolore.
Morale della favola: in una sedia girevole devi bloccare le ruote. Punto. Che male.
Non sapevo se ridere o scusarmi per la rocambolesca disavventura ironizzando sulla mia fantozziana caduta a gambe all'aria. Ho deciso (si fa per dire) di stare immobile, bloccata come in una lastra di cemento armato.
"Tutto bene dottoressa?", mi titolava il rappresentante serio porgendomi le braccia per aiutarmi.
Mi vedevo già ingessata come una mummia e addio progetti.
Mi sono alzata barattando la grazia femminile con uno spirito delirante ma ironicamente integra.
"Ehm...tut ...to -Tutto bene benissimo, grazie ! ". Mi sentivo come uno di quei gamberetti infilzati in un apposito spillo. Avete presente?.
E non vi descrivo come sono presa stasera... Difficile la restitutio ad integrim....
Il sole era così splendente che il riverbero sui vetri accecava e sono stata costretta ad abbassare la tapparella. Camminare ad occhi socchiusi è molto pericoloso.
Il tizio mi presentava un nuovo tipo di coni vaginali per la riabilitazione del pavimento pelvico. Una sorta di oggetto in silicone dalla forma di un palloncino allungato di pochi centimetri da consigliare a tutte le donne anche con prolassi genitali.
Incuriosita dalle confezioni, mi sono spostata in avanti allungando il mezzobusto. La sedia girevole mi aiuta nei movimenti rapidi, ed è spesso oggetto di pacchiane e infantili giravolte.
Dopo una mezz'oretta di conversazione i miei glutei chiedevano pietà e sono stata costretta ad alzarmi per consentire alle mie "chiappe" di riprendere la circolazione sanguigna.
Il rappresentante non capiva il mio disagio e continuava imperterrito e con ottima preparazione a spiegarmi le proprietà di questo dispositivo medico. Nel frattempo, spiattellandomi nuovamente sulla sedia, ho ricevuto una telefonata breve.
Appoggiata la cornetta, ho tentato di riprendere il possesso della mia postura corretta maledicendo le ruote girevoli della sedia che scivolava a poco a poco sempre più in là. In un battibaleno la sedia non si trovava più sotto ai miei stecchiti glutei, ma ad un metro di distanza da me.
Avete presente l'effetto di un uovo che si tuffa in padella "a frittata" ? Stessa scena. Solo che l'uovo ero io e la padella il pavimento del mio ambulatorio.
Subito ho provato un dolore lancinante e trafittivo alla schiena: il gancetto del reggiseno mi si era conficcato tra una vertebra e l'altra dopo la diabolica impennata delle gambe. Un bernoccolo cresceva piano piano sulla nuca ma tutto a posto. Nessun obnubilamento del sensorio. La caviglia già malandata, è volata sulla gamba di ferro della scrivania, ma, gonfiore più gonfiore meno, poco cambiava, e il gomito ha cercato di proteggere il resto del braccio facendo perno a terra. Se non si è rotto, è un miracolo. Qualche allucinazione acustica si impossessava dei miei timpani, ma senza dolore.
Morale della favola: in una sedia girevole devi bloccare le ruote. Punto. Che male.
Non sapevo se ridere o scusarmi per la rocambolesca disavventura ironizzando sulla mia fantozziana caduta a gambe all'aria. Ho deciso (si fa per dire) di stare immobile, bloccata come in una lastra di cemento armato.
"Tutto bene dottoressa?", mi titolava il rappresentante serio porgendomi le braccia per aiutarmi.
Mi vedevo già ingessata come una mummia e addio progetti.
Mi sono alzata barattando la grazia femminile con uno spirito delirante ma ironicamente integra.
"Ehm...tut ...to -Tutto bene benissimo, grazie ! ". Mi sentivo come uno di quei gamberetti infilzati in un apposito spillo. Avete presente?.
E non vi descrivo come sono presa stasera... Difficile la restitutio ad integrim....