Io, cinquantenne col pannolino
Questo racconto mi è stato riportato da un paziente operato in un altro ospedale. Mi stupisce amaramente sapere che esistono medici che non spiegano che l'incontinenza si può trattare con adeguata riabilitazione senza lasciare al paziente la sola speranza che "tutto si aggiusti da sè"
Anche stanotte, galleggiando nel buio della stanza, mi sono bagnato. Non sono riuscito a raggiungere il bagno in tempo e, una volta davanti al wc, mi sono bloccato. Dietro di me lo specchio mi ricordava di essere diventato un vecchio ributtante in un appannato delirio.
La pipì, calda e odorosa, correva giù per le mie cosce lasciandomi attonito. Il pannolino era già inzuppato. Per la prima volta in vita mia ho pianto.
Non può essere che a cinquant'anni il cancro alla prostata possa provocare un tale disastro.
L'intervento è andato bene, tutto bene, mi hanno riferito i medici. Peccato che adesso loro non siano qui a casa mia, a ricordarmi che va ancora tutto bene. Che sono guarito. Che quel mostro me lo hanno strappato via tutto, senza lasciare neanche una cellula.
Sono seduto sulla tazza del wc, in compagnia del mio pannolino. E' un business che mi infastidisce quello dei pannolini da uomo eppure adesso li compro anch'io, per forza di cose sono incontinente. E' uno dei rischi che si corre se la prostata te la tolgono tutta.
"Non potrà più avere figli" mi disse il medico prima che firmassi il consenso all'intervento.
Sai cosa me ne frega di non poter avere più figli? . Toglietemi questo ammasso di cellulosa e cotone imbibito di puzzolente liquido giallo e giuro che sarò l'uomo più felice del mondo.
"Le abbiamo tolto un cancro", ribadivano. "Un cancro".
Ma è così, come tutti i mali invisibili, anche se qualcuno ti rammenta di essere vivo o sopravvissuto, miracolato o fortunato, è sempre quel panno umido tra le gambe che ti ricorda il tuo calvario. La mia fragilità mi toglie il respiro tutte le notti, quando sono solo con me stesso, mentre mia moglie dorme beatamente accanto.
Ha un timbro elegante il suo respiro di notte, seducente.
Non ho il coraggio di allungare il braccio per accarezzarla. La sveglierei, e mi sentirei come cemento colato in una lastra di marmo. Lei non merita tutto questo. Magari glielo spiego domani che sono anche impotente.
Anche stanotte, galleggiando nel buio della stanza, mi sono bagnato. Non sono riuscito a raggiungere il bagno in tempo e, una volta davanti al wc, mi sono bloccato. Dietro di me lo specchio mi ricordava di essere diventato un vecchio ributtante in un appannato delirio.
La pipì, calda e odorosa, correva giù per le mie cosce lasciandomi attonito. Il pannolino era già inzuppato. Per la prima volta in vita mia ho pianto.
Non può essere che a cinquant'anni il cancro alla prostata possa provocare un tale disastro.
L'intervento è andato bene, tutto bene, mi hanno riferito i medici. Peccato che adesso loro non siano qui a casa mia, a ricordarmi che va ancora tutto bene. Che sono guarito. Che quel mostro me lo hanno strappato via tutto, senza lasciare neanche una cellula.
Sono seduto sulla tazza del wc, in compagnia del mio pannolino. E' un business che mi infastidisce quello dei pannolini da uomo eppure adesso li compro anch'io, per forza di cose sono incontinente. E' uno dei rischi che si corre se la prostata te la tolgono tutta.
"Non potrà più avere figli" mi disse il medico prima che firmassi il consenso all'intervento.
Sai cosa me ne frega di non poter avere più figli? . Toglietemi questo ammasso di cellulosa e cotone imbibito di puzzolente liquido giallo e giuro che sarò l'uomo più felice del mondo.
"Le abbiamo tolto un cancro", ribadivano. "Un cancro".
Ma è così, come tutti i mali invisibili, anche se qualcuno ti rammenta di essere vivo o sopravvissuto, miracolato o fortunato, è sempre quel panno umido tra le gambe che ti ricorda il tuo calvario. La mia fragilità mi toglie il respiro tutte le notti, quando sono solo con me stesso, mentre mia moglie dorme beatamente accanto.
Ha un timbro elegante il suo respiro di notte, seducente.
Non ho il coraggio di allungare il braccio per accarezzarla. La sveglierei, e mi sentirei come cemento colato in una lastra di marmo. Lei non merita tutto questo. Magari glielo spiego domani che sono anche impotente.