RICCHISSIMO, CON LA RICETTA PER LA FELICITA'
La stoffa quadrettata del suo pigiama sbuca dal lenzuolo arrotolato fin sotto al mento. Una t-shirt a girocollo bianca, che profuma di ammorbidente e detersivo, fa capolino sulla scollatura, finemente abbinata.
Teodoro è stato operato lunedì e lo vedo oggi per la prima volta.
Insieme al pigiama misto seta, indossa due drenaggi, un catetere ed un sacchetto per le feci. Ha una stomia temporanea e tanta paura di non riuscire a tornare a casa. Gli occhi sono ridenti e schiacciati da un volto pieno di rughe. La barba spunta ispida sulle guance scavate. Regge in mano un paio di occhiali squadrati dalle lenti spesse che tiene appoggiati su un libro che non ho mai letto "La sposa di Lammermoor", un romanzo gotico a tutto tondo.
Se lo guardi da questa prospettiva, semiseduto e con le lenzuola abbassate, il mio paziente ha il classico aspetto dell'uomo d'affari, quello di una certa età e con un certo status. Ma curvo sulle spalle, con le gambe a bordo letto e il volto pallido e sudorante, esprime tutta la sua vetusta età e mi fa una pena terribile.
No, non lo attendono un'azienda avviata con un seguito di dipendenti o una casa da accudire con giardino e orticello. Sono i suoi libri ad aspettarlo ordinati in fila e catalogati accuratamente, che Luigi sostiene siano il suo paradiso insieme ai viaggi in giro per il mondo. "Noi abitiamo in un paradiso, ma non ci curiamo di saperlo", aggiunge lasciandomi a bocca aperta mentre mi racconta dell'ultimo viaggio in Guatemala, due anni fa.
Sul comodino, un vecchio cellulare con i tasti grandi si confonde tra le riviste di storia ed economia ma non stona. E' datato come i libri che legge. Teodoro ha ottantanove anni, la quinta elementare ma una cultura spaventosa. Ha studiato sui libri dei figli e dei nipoti e approfondito la passione per la storia abbonandosi anche a riviste specialistiche molto costose, oltre che acquistando libri ai mercatini.
Il suo sapere spazia dalle caselline delle parole crociate della settimana enigmistica a Dostoevskji. Dalla storia dei bersaglieri nella battaglia di Agordat del 1890, alle politiche economiche di Padoan.
Me lo racconta lui che durante un viaggio da un continente all'altro è stato capace di divorare un "Ivanohe" di Walter Scott . Difficilissimo.
Mi siedo sul bordo letto affascinata dai suoi racconti, dalla sua ricchezza di pensiero, dalla sua cultura, e rimango per una quarantina di minuti fino a quando il mio paziente chiede la mia età. "Ne ho poco meno della metà dei suoi", rispondo.
"Signorina..."aggiunge, "io non vorrei avere la metà dei miei anni perchè non potrei raccontarle ciò che le ho raccontato. E non avrei vissuto ciò che le ho descritto. La vita serve per fare esperienze, tante, e raccontarle. Io non so quanto mi resterà da vivere ancora, vorrei stare qui almeno un'altra decina d'anni, ma la mia missione è quasi compiuta. Ho coltivato tantissime passioni e aperto la mia mente alle conoscenze. Oggi le trasmetto a lei, con la speranza di averla incuriosita e invogliata a seguire il mio esempio. Scusi la presunzione, ma è la ricetta per la felicità". Sorrido. "Si conosce un uomo dal modo in cui ride", aggiunge. E non me ne sono più andata.
Teodoro è stato operato lunedì e lo vedo oggi per la prima volta.
Insieme al pigiama misto seta, indossa due drenaggi, un catetere ed un sacchetto per le feci. Ha una stomia temporanea e tanta paura di non riuscire a tornare a casa. Gli occhi sono ridenti e schiacciati da un volto pieno di rughe. La barba spunta ispida sulle guance scavate. Regge in mano un paio di occhiali squadrati dalle lenti spesse che tiene appoggiati su un libro che non ho mai letto "La sposa di Lammermoor", un romanzo gotico a tutto tondo.
Se lo guardi da questa prospettiva, semiseduto e con le lenzuola abbassate, il mio paziente ha il classico aspetto dell'uomo d'affari, quello di una certa età e con un certo status. Ma curvo sulle spalle, con le gambe a bordo letto e il volto pallido e sudorante, esprime tutta la sua vetusta età e mi fa una pena terribile.
No, non lo attendono un'azienda avviata con un seguito di dipendenti o una casa da accudire con giardino e orticello. Sono i suoi libri ad aspettarlo ordinati in fila e catalogati accuratamente, che Luigi sostiene siano il suo paradiso insieme ai viaggi in giro per il mondo. "Noi abitiamo in un paradiso, ma non ci curiamo di saperlo", aggiunge lasciandomi a bocca aperta mentre mi racconta dell'ultimo viaggio in Guatemala, due anni fa.
Sul comodino, un vecchio cellulare con i tasti grandi si confonde tra le riviste di storia ed economia ma non stona. E' datato come i libri che legge. Teodoro ha ottantanove anni, la quinta elementare ma una cultura spaventosa. Ha studiato sui libri dei figli e dei nipoti e approfondito la passione per la storia abbonandosi anche a riviste specialistiche molto costose, oltre che acquistando libri ai mercatini.
Il suo sapere spazia dalle caselline delle parole crociate della settimana enigmistica a Dostoevskji. Dalla storia dei bersaglieri nella battaglia di Agordat del 1890, alle politiche economiche di Padoan.
Me lo racconta lui che durante un viaggio da un continente all'altro è stato capace di divorare un "Ivanohe" di Walter Scott . Difficilissimo.
Mi siedo sul bordo letto affascinata dai suoi racconti, dalla sua ricchezza di pensiero, dalla sua cultura, e rimango per una quarantina di minuti fino a quando il mio paziente chiede la mia età. "Ne ho poco meno della metà dei suoi", rispondo.
"Signorina..."aggiunge, "io non vorrei avere la metà dei miei anni perchè non potrei raccontarle ciò che le ho raccontato. E non avrei vissuto ciò che le ho descritto. La vita serve per fare esperienze, tante, e raccontarle. Io non so quanto mi resterà da vivere ancora, vorrei stare qui almeno un'altra decina d'anni, ma la mia missione è quasi compiuta. Ho coltivato tantissime passioni e aperto la mia mente alle conoscenze. Oggi le trasmetto a lei, con la speranza di averla incuriosita e invogliata a seguire il mio esempio. Scusi la presunzione, ma è la ricetta per la felicità". Sorrido. "Si conosce un uomo dal modo in cui ride", aggiunge. E non me ne sono più andata.
(in foto sotto: il mio paziente ricchissimo)