FARE LA PIPI' A LETTO ED ESSERE PUNITI
Tratto da una storia terribilmente vera.
Yanis è una creatura genuina e dolcissima. E' un bambino di cinque anni, dai capelli d'oro, con la faccina decisa, spiritosa e gli occhi furbetti. Vive in Francia con la mamma ed il compagno di lei, a nord, dove il fiume si divide in due lasciando paesaggi mozzafiato nel suo percorso.
Stasera Yanis sta correndo in mutandine e a petto nudo. Lungo il fiume c'è uno stretto selciato che si può attraversare godendosi il panorama. Sull'imbrunire i colori del cielo si mescolano ai bluverdi dell'acqua, e ti sembra di stare in un acquerello di Gatto. D'estate milioni di turisti scattano foto suggestive anche ai vertiginosi ed eleganti edifici che si ergono sulla splendida veduta. Ma sono le dieci di sera di questo gelido inverno e fa molto freddo. La settimana scorsa le temperature sono scese di molto oltre lo zero e stasera ai bordi del canale sembra formarsi un' immensa distesa di ghiaccio che brilla sotto la luce di una luna finta.
Il bambino corre verso il piccolo ponte di ferro ed io, dopo aver letto i giornali, posso solo immaginare la tragica scena sotto ad un cielo nero e viola.
Il piccolo inciampa di tanto in tanto e cadendo si sbuccia le ginocchia sottili. Sbatte il naso. Sanguina. Sul volto, due linee rossastre segnano i suoi occhietti neri. Ha i capelli fradici ed è visibilmente impaurito. Ai piedini, indossa solo un paio di calzini antiscivolo bagnati che non gli proteggono le piccole dita.
Poi, laggiù, verso quel pilastro illuminato dal lampione, qualcuno lo nota e cerca di prenderlo. Lui scappa correndo ancora più forte scendendo la scalinata che dalla strada va verso il fiume fin sotto al primo ponte. Ambulanza e forze dell'ordine vengono allertate dagli stessi genitori dopo quindici minuti dalla sua scomparsa, e più persone cercano di rincorrerlo per aiutarlo.
Yanis cade a terra per l'ennesima volta. E' gelato, trema ed ha le labbra bluastre. Riesce appena ad unire le manine tremanti davanti al viso, con gli indici rivolti verso l'alto come per coprirsi dalla vergogna. Poi un ultimo inspirio. Corto, tratteggiato da rantoli che gli arricciano la bocca. Arrovescia indietro la testa e la boccuccia è anelante. Dalla fronte scende un rigolo di sangue. Le mutandine sono tutte bagnate, freddissime. Il signore che arriva per primo si sfila rapidissimo il piumino e lo avvolge velocemente ma è troppo tardi. Lo abbraccia, lo sostiene, lo chiama , scuotendolo appena, perchè gli sembra una piuma di cristallo, ma neanche le nuvole saprebbero tenere questo peso.
Yanis, con il capo ciondolante, muore tra le braccia di quel passante sconvolto, attonito, al quale le palpebre sbattevano forti e incredule e il cuore minacciava di scoppiargli nel petto. Muore per la sola colpa di essere nato da due genitori stupidi. Muore per aver fatto la pipì a letto, forse per l'ennesima volta, forse proprio per colpa di quella mamma e di quel patrigno, che lo hanno punito per questo, cacciandolo fuori casa di corsa, in mutandine, a morire tra le braccia di chi nemmeno lontanamente poteva immaginare un simile disastro. Muore nel 2017, nella Francia Settentrionale e non in una tribù sottosviluppata. Muore massacrato dalla violenza dell'ignoranza e dell'inettitudine, lasciando un'altra ferita troppo forte in questo inverno.
Yanis è una creatura genuina e dolcissima. E' un bambino di cinque anni, dai capelli d'oro, con la faccina decisa, spiritosa e gli occhi furbetti. Vive in Francia con la mamma ed il compagno di lei, a nord, dove il fiume si divide in due lasciando paesaggi mozzafiato nel suo percorso.
Stasera Yanis sta correndo in mutandine e a petto nudo. Lungo il fiume c'è uno stretto selciato che si può attraversare godendosi il panorama. Sull'imbrunire i colori del cielo si mescolano ai bluverdi dell'acqua, e ti sembra di stare in un acquerello di Gatto. D'estate milioni di turisti scattano foto suggestive anche ai vertiginosi ed eleganti edifici che si ergono sulla splendida veduta. Ma sono le dieci di sera di questo gelido inverno e fa molto freddo. La settimana scorsa le temperature sono scese di molto oltre lo zero e stasera ai bordi del canale sembra formarsi un' immensa distesa di ghiaccio che brilla sotto la luce di una luna finta.
Il bambino corre verso il piccolo ponte di ferro ed io, dopo aver letto i giornali, posso solo immaginare la tragica scena sotto ad un cielo nero e viola.
Il piccolo inciampa di tanto in tanto e cadendo si sbuccia le ginocchia sottili. Sbatte il naso. Sanguina. Sul volto, due linee rossastre segnano i suoi occhietti neri. Ha i capelli fradici ed è visibilmente impaurito. Ai piedini, indossa solo un paio di calzini antiscivolo bagnati che non gli proteggono le piccole dita.
Poi, laggiù, verso quel pilastro illuminato dal lampione, qualcuno lo nota e cerca di prenderlo. Lui scappa correndo ancora più forte scendendo la scalinata che dalla strada va verso il fiume fin sotto al primo ponte. Ambulanza e forze dell'ordine vengono allertate dagli stessi genitori dopo quindici minuti dalla sua scomparsa, e più persone cercano di rincorrerlo per aiutarlo.
Yanis cade a terra per l'ennesima volta. E' gelato, trema ed ha le labbra bluastre. Riesce appena ad unire le manine tremanti davanti al viso, con gli indici rivolti verso l'alto come per coprirsi dalla vergogna. Poi un ultimo inspirio. Corto, tratteggiato da rantoli che gli arricciano la bocca. Arrovescia indietro la testa e la boccuccia è anelante. Dalla fronte scende un rigolo di sangue. Le mutandine sono tutte bagnate, freddissime. Il signore che arriva per primo si sfila rapidissimo il piumino e lo avvolge velocemente ma è troppo tardi. Lo abbraccia, lo sostiene, lo chiama , scuotendolo appena, perchè gli sembra una piuma di cristallo, ma neanche le nuvole saprebbero tenere questo peso.
Yanis, con il capo ciondolante, muore tra le braccia di quel passante sconvolto, attonito, al quale le palpebre sbattevano forti e incredule e il cuore minacciava di scoppiargli nel petto. Muore per la sola colpa di essere nato da due genitori stupidi. Muore per aver fatto la pipì a letto, forse per l'ennesima volta, forse proprio per colpa di quella mamma e di quel patrigno, che lo hanno punito per questo, cacciandolo fuori casa di corsa, in mutandine, a morire tra le braccia di chi nemmeno lontanamente poteva immaginare un simile disastro. Muore nel 2017, nella Francia Settentrionale e non in una tribù sottosviluppata. Muore massacrato dalla violenza dell'ignoranza e dell'inettitudine, lasciando un'altra ferita troppo forte in questo inverno.
I genitori, di 30 e 23 anni, ammettendo la punizione inflitta, sono stati arrestati.
Il patrigno è un seguace del "survivalismo", movimento che pratica l'addestramento della sopravvivenza in condizioni estreme per fronteggiare eventuali emergenze.