Disabile invisibile

Credo che il mare d'inverno nasconda un fascino indescrivibile. Qua il mondo sembra aver smesso di vorticare, e di correre spasmodico. Non è solo qualche conchiglia spezzettata a brillare sotto flebili raggi di sole ad attirarci in spiaggia, ma quel blu quasi nero del mare che a contatto con il cielo diventa di un verde muschiato davvero insolito. E' come se i colori si acquietassero.
Anche se siamo imbacuccati fino al naso, con guanti imbottiti e il berretto fin sotto agli orecchi, il freddo riesce a penetrare attraverso le cerniere, i calzini di lana cotta e i nostri jeans. E mentre ci avviamo verso la Via Bafile, la principale di Jesolo Lido, in cerca di un bar aperto, Franco cerca la mia mano e mi trascina accanto a sè, per scaldarmi.
Sono tutti chiusi i bar fuori stagione, tranne uno. Un piccolo bistrot all'angolo della strada, prima di Piazza Brescia; quello con le tegole di ardesia e vasi colmi di bossi ancora verdi.
Affondiamo due biscotti sulla tazza di cioccolata calda fumante e pensiamo all'estate, quando strasciniamo infradito plasticati in copricostume e occhiali da sole.
Quando Franco si reca in bagno per vuotare il sacchetto, nota che la serratura della toilette per disabili è chiusa a chiave. Per uno stomizzato, trovare un bagno grande e spazioso, con il wc più alto dei classici, una barra di appoggio e il lavandino accanto, significa sentirsi davvero "normale", uscire pulito, non sporcare. Ma uno stomizzato non porta un'etichetta sulla fronte. E' un disabile, invisibile. Può anche non stare in sedia a rotelle, nè reggersi su un bastone. Può avere tutti i suoi capelli e le sopracciglia, può avere la pelle abbronzata ed essere vestito bene, o essere truccata, se donna. Uno stomizzato è comunque una persona con delle piccolissime limitazioni alla ricerca di semplici soluzioni.
La proprietaria del bar si guarda intorno nello stesso istante in cui Franco le chiede le chiavi della toilette. Cerca il disabile, la carrozzina forse. Poi armeggia nervosamente con gli occhiali, li inforca e si pulisce le mani sul grembiule, strofinando i palmi ripetutamente.
"Sono io il disabile", le dice Franco spiazzato.
"Mi dispiace signore, ma le chiavi sono per i disabili". Le frasi sono rapide, dal suono gutturale.
"Ma io sono disabile", ripete serio, con la voce flemmatica.
"Senta signore, le ripeto che lei può andare nella toilette accanto, quella per gli uomini".
"Io sono un uomo disabile".

Non mancava molto che Franco sollevasse la maglietta per mostrare la sua stomia, ma non lo fece.
Non lo fece, perchè Franco è una persona sincera e rispettosa. Sentirsi umiliato da un essere umano che tanto quanto lui potrebbe un giorno trovarsi in difficoltà, è stato come ricevere uno schiaffo. Franco era un bugiardo opportunista. Mentiva la sua disabilità secondo quella signora.
Eppure...il decisionismo fu perentorio. Le chiavi Franco non le ottenne. Non aveva con sè alcun cartellino che certificasse la sua disabilità. Custodiva gelosamente la sua stomia sotto alla camicia, aperta per il sacchetto troppo pieno, che poteva scoppiare, staccarsi e imbrattare vestiti e pavimento.
Pagammo la cioccolata velocemente e prima di uscire dalla porta Franco augurò alla signora di stare sempre bene. Che se un giorno dovesse trovarsi con un sacchetto sulla pancia potrà venire da noi a Castelfranco Veneto, in uno dei "nostri" bar del centro a svuotarlo. Che là, noi non siamo così stupidi nè invisibili.

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