Una donna a metà
Grazie Ester per avermi consentito di scrivere la tua storia
Sono trascorsi sei mesi dall'intervento e non abbiamo mai più fatto l'amore.
Stasera mi sento come una ragazzina nel giorno della sua prima volta, con le farfalle nello stomaco e i brividi lungo la schiena.
Mi ha fatto una carezza prima, di là, in bagno, mentre mi asciugavo dopo la doccia. Ma non una carezza comune. Era come una mano sul velluto, che passa lieve con il palmo rivolto verso il basso e torna indietro con il palmo rivolto verso l'alto, strisciando le dita affusolate e poi ancora e ancora. Sulla guancia e poi fin sulla spalla, e a sentire le sue labbra sul collo mi ha colto un desiderio ormai irriconoscibile.
Non succedeva da anni.
Non è facile guardarsi allo specchio mutilata nella femminilità. Con un seno solo ti senti una donna a metà e riempi il vuoto solo se hai un amore grande. Giovanni è il mio amore grande.
Ci sono giorni in cui si avvicina cingendomi la vita con le mani che sembrano coperte. Grandi, calde, avvolgenti. Altre volte mi prende le braccia, le solleva e le mette attorno al suo collo, baciandole.
La sua tenerezza non ha limiti geometrici.
Mi chiedo come abbia fatto a contemplare il declino rapido del mio fisico malato e a non disinnamorarsi di me.
Sono cambiata, in tutto. Sono più forte ma anche tremendamente impaurita dal male. Sono più ottimista ma dopo mesi di depressione. E sono più energica, dopo le devastazioni della chemioterapia. Ma sono meno sexy, troppo magra, insicura, imprigionata dagli esiti di quei marcatori tumorali. Sono vulnerabile, silenziosa e troppo razionale. Ciò che era un pregio è diventato un difetto ora. E ciò che era un difetto, è diventato un grandissimo difetto. Almeno per me.
Eccolo.
Io sono sotto le coperte ad aspettarlo, rannicchiata per il freddo, vestita solo di una canotta e di un paio di tanga che non mettevo da anni. Ora mi scalderà lui, lo so.
Si stende sul suo lato, verso la porta. Appoggia gli occhiali sul comodino e sfila l'orologio.
Mi fissa.
No, non uno sguardo complice. E' assente, perso nel vuoto. Fissa dapprima il soffitto ingrigito, poi la tenda scollata dalla finestra. Poi me.
E' strano Giovanni. Rimane fermo sul suo posto, steso con le mani incrociate sull'addome, ha i piedi freddi, un'espressione impenetrabile.
Allungo un piede gelato sulla sua coscia e me lo prende con due mani.
"Cosa c'è?". Gli chiedo.
"Mi sono innamorato di un'altra donna".
Gelo.
Vedo il mio volto bianco come un cencio.
Provo un dolore sordo alla bocca dello stomaco e non riesco a deglutire la saliva.
Non ho lacrime. Gli occhi asciutti sono sbarrati e immobili.
Tutti i pensieri evaporano.
Giovanni è lì, immobile.
Ditemi che sto sognando.
"Si, tesoro, mi sono innamorato della donna che sei diventata. Sei migliore ora." Mi dice sorridendo per lo scherzo.
Lo prendo a pugnetti, mi stendo sopra di lui, lo rimprovero a più non posso. Urlo, schiamazzo, lo insulto, non mi è piaciuto lo scherzo.
Sono diventata insicura ecco cosa sono.
"Sei diventata una donna che si lascia scompigliare come una chioma ribelle di capelli ricciolini. Ed io ti adoro per questo. Se sensibile e non fragile. Tu hai combattuto come una guerriera con tutta te stessa. Sei lo scrigno a cui affiderei tutti i miei segreti.
Hai pianto così tanto che mi hai insegnato che la sofferenza manifesta fa meno male di quella celata".
Mi abbraccia forte e trascina la mia fronte sulla sua, prima di stampare un bacio sottile e leggero.
Rubo il mio cuscino accanto per prenderlo a cuscinate fragorose ed è così che come due bambini, facciamo una lotta libera. Lo lascio vincere e mi abbandono al suo immenso abbraccio, con gli occhi increspati di gioia. Ci rannicchiamo sotto le coperte, schiacciando le nostre teste sotto al suo cuscino. Ci baciamo.
"Non scherzare più". Gli sussurro.
"Ti amo". Risponde.
Rotola su di me, mi bacia il petto malato, mi dice che sono bellissima. I miei pensieri sgualciti vengono stirati dal suo calore e dall'amore che riempie questa stanza.
Non vivrei senza di lui. Sarei una donna a metà.
Sono trascorsi sei mesi dall'intervento e non abbiamo mai più fatto l'amore.
Stasera mi sento come una ragazzina nel giorno della sua prima volta, con le farfalle nello stomaco e i brividi lungo la schiena.
Mi ha fatto una carezza prima, di là, in bagno, mentre mi asciugavo dopo la doccia. Ma non una carezza comune. Era come una mano sul velluto, che passa lieve con il palmo rivolto verso il basso e torna indietro con il palmo rivolto verso l'alto, strisciando le dita affusolate e poi ancora e ancora. Sulla guancia e poi fin sulla spalla, e a sentire le sue labbra sul collo mi ha colto un desiderio ormai irriconoscibile.
Non succedeva da anni.
Non è facile guardarsi allo specchio mutilata nella femminilità. Con un seno solo ti senti una donna a metà e riempi il vuoto solo se hai un amore grande. Giovanni è il mio amore grande.
Ci sono giorni in cui si avvicina cingendomi la vita con le mani che sembrano coperte. Grandi, calde, avvolgenti. Altre volte mi prende le braccia, le solleva e le mette attorno al suo collo, baciandole.
La sua tenerezza non ha limiti geometrici.
Mi chiedo come abbia fatto a contemplare il declino rapido del mio fisico malato e a non disinnamorarsi di me.
Sono cambiata, in tutto. Sono più forte ma anche tremendamente impaurita dal male. Sono più ottimista ma dopo mesi di depressione. E sono più energica, dopo le devastazioni della chemioterapia. Ma sono meno sexy, troppo magra, insicura, imprigionata dagli esiti di quei marcatori tumorali. Sono vulnerabile, silenziosa e troppo razionale. Ciò che era un pregio è diventato un difetto ora. E ciò che era un difetto, è diventato un grandissimo difetto. Almeno per me.
Eccolo.
Io sono sotto le coperte ad aspettarlo, rannicchiata per il freddo, vestita solo di una canotta e di un paio di tanga che non mettevo da anni. Ora mi scalderà lui, lo so.
Si stende sul suo lato, verso la porta. Appoggia gli occhiali sul comodino e sfila l'orologio.
Mi fissa.
No, non uno sguardo complice. E' assente, perso nel vuoto. Fissa dapprima il soffitto ingrigito, poi la tenda scollata dalla finestra. Poi me.
E' strano Giovanni. Rimane fermo sul suo posto, steso con le mani incrociate sull'addome, ha i piedi freddi, un'espressione impenetrabile.
Allungo un piede gelato sulla sua coscia e me lo prende con due mani.
"Cosa c'è?". Gli chiedo.
"Mi sono innamorato di un'altra donna".
Gelo.
Vedo il mio volto bianco come un cencio.
Provo un dolore sordo alla bocca dello stomaco e non riesco a deglutire la saliva.
Non ho lacrime. Gli occhi asciutti sono sbarrati e immobili.
Tutti i pensieri evaporano.
Giovanni è lì, immobile.
Ditemi che sto sognando.
"Si, tesoro, mi sono innamorato della donna che sei diventata. Sei migliore ora." Mi dice sorridendo per lo scherzo.
Lo prendo a pugnetti, mi stendo sopra di lui, lo rimprovero a più non posso. Urlo, schiamazzo, lo insulto, non mi è piaciuto lo scherzo.
Sono diventata insicura ecco cosa sono.
"Sei diventata una donna che si lascia scompigliare come una chioma ribelle di capelli ricciolini. Ed io ti adoro per questo. Se sensibile e non fragile. Tu hai combattuto come una guerriera con tutta te stessa. Sei lo scrigno a cui affiderei tutti i miei segreti.
Hai pianto così tanto che mi hai insegnato che la sofferenza manifesta fa meno male di quella celata".
Mi abbraccia forte e trascina la mia fronte sulla sua, prima di stampare un bacio sottile e leggero.
Rubo il mio cuscino accanto per prenderlo a cuscinate fragorose ed è così che come due bambini, facciamo una lotta libera. Lo lascio vincere e mi abbandono al suo immenso abbraccio, con gli occhi increspati di gioia. Ci rannicchiamo sotto le coperte, schiacciando le nostre teste sotto al suo cuscino. Ci baciamo.
"Non scherzare più". Gli sussurro.
"Ti amo". Risponde.
Rotola su di me, mi bacia il petto malato, mi dice che sono bellissima. I miei pensieri sgualciti vengono stirati dal suo calore e dall'amore che riempie questa stanza.
Non vivrei senza di lui. Sarei una donna a metà.