Ma che colore ha la disperazione ?

E' bianca.
Indefinita nei contorni, senza colore, dice Antonio, insacchettato nel suo maglione ingombrante in acrilico. Quarantanove anni e due giorni di età, malato di cancro da novecento giorni e stomizzato due volte. Ha desiderato il sacchetto con tutto se stesso dopo che glielo avevano tolto per la  ricanalizzazione. Era disperato. La resezione del retto ultrabassa non gli consentiva di vivere lontano da un bagno. Ormai la dermatite perianale gli impediva di stare seduto. Gli hanno riconfezionato la stomia ed ora è quasi felice.
Per Alessandra la disperazione è blu scuro. No, non quasi nera, dice con aria melodrammatica tra una fontana di riccioli ribelli, perchè non lascerebbe speranza. La disperazione è solo buia, come il blu.
Ale sta facendo il sesto ciclo di chemioterapia. Quarant'anni di vita vissuta e due bambini piccoli da accudire, oltre ad un marito e due gatti. Vorrebbe tanto non averla conosciuta la disperazione.
Per Monica, trentaquattro anni, la disperazione è rossa, come il sangue. Lo dice con quell'accento un po' strascicato in una voce attutita e leggermente tesa.
Ricorda gli innumerevoli interventi per il morbo di Chron e la stomia, le garze imbevute di sangue e l'aborto del suo bambino. Quel sangue che le aveva sporcato lo slip dopo che aveva scoperto di essere incinta.
Ma c'è anche chi sostiene che la disperazione sia di tutti i colori, come Mario, che farfuglia tra i colpi di tosse per un cancro ai polmoni agli esordi. Multicolore, dice sia la diperazione,  perchè stimola, abbatte, ma fa anche risorgere.
E' verde brillante, creativa, tira fuori il meglio di sè per uscirne, come è successo a lui, Cristiano, che porta languidamente la mano alla fronte mentre ci descrive il colore della sua diperazione. Ha cinquantadue anni ed è stomizzato da quindici, per un tumore dell'ano. Verde. La disperazione è verde.
Una cosa è certa. Se hai vissuto il cancro l'hai conosciuta la disperazione. E non importa che colore abbia avuto. Ti ha segnato, contagiando ogni angolo dei tuoi pensieri positivi, incastrandosi nella tua mente dal fondo alla superficie. E' apparsa con inerte normalità come una luce neonica e fredda, come una pennellata su una tavola già dipinta.
Ha vestito il tuo volto con una maschera silenziosa e severa. Ha ceramizzato le tue labbra nereggiando il tuo sguardo. Ma dopo che si è fatta a te conoscere, te ne sei liberato, stufo e infastidito. E ti sei organizzato per chiuderla a chiave in un cassetto in soffitta, che non si sa mai quanta voglia abbia di uscirne. La disperazione ti è servita. Per guarire.



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