"Due peperoni e tre chili di mele". Lo vuole il sacchetto?

Ringrazio infinitamente la mia amica di facebook che mi ha consentito di scrivere la sua storia. 

Aspettavo il mio turno alla bancarella del fruttivendolo. 
Ero accaldata, tremolante e ancora dolorante dalla notte precedente e consapevole che come quasi tutti i pomeriggi un'altra forte infiammazione sarebbe tornata. Quando finalmente fui servita l'ambulante mi chiese 'lo vuole il sacchetto?'. Con un sorrisetto forzato dissi che lo volevo, ma nessuno poteva immaginare quanto e soprattutto quale sacchetto.... E la mente scivolava via... Scivolava giù, rotolando tra i ricordi verso la capitale, in quel piccolo mercato di ambulanti come questo, quasi un anno prima.

Era freddo, poco dopo Natale. Anche in quella occasione stavo prendendo qualche verdura alla bancarella. Aspettavo di pagare e sgattaiolare in fretta all'interno del residence dove alloggiavo da più di 3 mesi con i miei genitori, i cani e il mio duomo domenicale. Mio marito scendeva a trovarmi solo a weekend alterni. Per distanza e altre situazioni familiari e lavorative non si poteva fare diversamente. Tenevo le mani dentro la tasca foderata di pile della giacca a vento. A braccetto, una borsina di plastica con i calzettoni che avevo appena comperato, pesava sul mio gomito. Il fruttivendolo con modi gentili mi chiese se volevo il sacchetto.

Con un mezzo sorriso, appoggiando con fermezza la mano sulla pancia, dentro a quella tasca, dissi "no grazie. Ce l'ho già". Lui non sospettava minimamente che non mi stavo riferendo alla busta di plastica per mettervi all'interno le verdure. Infagottata dall'abbigliamento invernale ero protetta dal freddo e da occhi indiscreti. Anche se poi non mi importava più di tanto. Non mi vergognavo di quel leggero gonfiore sul lato destro. Già in passato avevo convissuto con altri tipi di protesi che con estro e fantasia coprivo e camuffavo con abiti adeguati. A quei tempi era un modo per sbizzarrirmi per reagire al momento difficilissimo. Ora avevo uno spirito completamente diverso. LEI, la mia stomia, fu la benvenuta sin da quando al risveglio il chirurgo disse che LEI c'era. Non aveva potuto far diversamente. Ma dopo qualche mese l'avrebbe tolta. Ed io con la mano sotto le coperte andai a cercarla sulla pancia.

Dopo i primi giorni di adattamento, alla scoperta del dispositivo più adatto a me divenne un valido aiuto alla mia convalescenza. 
Lei, la mia stomia, mi stava diventando amica. Non avere più tutti quei dolori addominali e con un adeguato riposo fu molto più semplice riprendersi. 
Dopo 5 mesi giunse il momento di dirsi addio. Ne fui grata. Nonostante avessi sopportato bene la convivenza potevo ritornare alla normalità. Almeno così pensavo. E mi sono dovuta ricredere quel giorno d'estate davanti al fruttivendolo. Avrei voluto urlare che il suo sacchetto se lo poteva anche tenere. Che io ambivo a tutt'altro genere di sacchetto!! Io rivolevo l'altro sacchetto. Io rivolevo la mia stomia, che mi aiutava a non soffrire in modo inaudito. Volevo quel sacchetto che, anche se ogni tanto qualche contrattempo me lo creava, mi dava l'opportunità di uscire con un uomo e con gli amici vespisti, o fare un salto al supermercato o una passeggiata con i cani la sera. Rivolevo la mia vita. Rivolevo la mia stomia. 
Ho riavuto la mia vita in mano molti mesi dopo. Ma senza LEI. Il sacchetto non c'era. 
Oggi sto bene ma domani chissà. E se Lei dovesse tornare... sarebbe comunque la benvenuta.

"Tre chili di mele Golden e due peperoni, grazie"
"Lo vuole il sacchetto signorina?".............


Non odiate la vostra stomia.




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