Amare paure

La paura era amara sulla lingua.
Mi avevano comunicato da cinque minuti che quel polipo era un cancro aggressivo e delinquente. Aveva fregato me.
Non si trattava solo del furto della mia salute. Era uno scippo affettivo devastante.
Anche se il cuore mi batteva sordo e il velo soffocava il mio collo, nasceva in me un desiderio forte di riscattare la mia esistenza sia come donna che come essere umano.
Mi guardai allo specchio dopo aver vomitato tutta la mia paura sul wc. La pelle del mio volto era rosso vermiglio e il mio sguardo fissava le tenebre, oltre la finestra.
Non avrei subito come ero stata abituata fino ad allora e anche se le dita esili aggrappate alla stoffa di quel velo in testa, più eloquenti di qualsiasi parola, riversavano la rabbia di anni, ora il dolore voleva uscire dai capelli. Mi veniva voglia di tirarmela via con le unghie quella sensazione. Mi veniva voglia di strappare quel velo obbligato in piccoli pezzi.
In quante scatole avrei potuto infilare la mia vita adesso?
Ingoiavo lo stupore di una nuova me, malata. Mi muovevo a scatti.
Decisi.
Avrei lottato con tutte le mie forze per superare questa bestia che uccide come le bombe da cui provengo.
E vinsi.


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