Lassù nessuno mi vuole
E' seduto nell'ultima poltroncina della fila Ennio, il mio paziente.
Con il busto chinato in avanti e lo sguardo fisso a terra sembra disperato. Finisco di parlare con un altro signore, poi tocca a lui. Il suo corpo sembra perdersi nell'ampia camicia che porta fuori dai jeans blusanti e anche gli occhiali scivolano sul naso affilato. Il capo gli ciondola. Digita febbrile qualcosa sul telefonino.
Sono trascorse molte settimane dall'ultima volta che l'ho visto e sarà per la luce debole e neonica di questa sala d'attesa ma il suo volto mi rattrista e mi preoccupa moltissimo. Un mese fa la sua tac evidenziava una terribile ripresa di malattia, disseminata dal bacino ai polmoni, dal colon alle ossa, vescica inclusa. Aveva iniziato un altro nuovo ciclo di chemioterapia potente, sicuro che lo avrebbe distrutto lui, con la forza di volontà, questo cancro maledetto.
"Sei venuto in moto come al solito?" gli chiedo incuriosita per sdrammatizzare. Già, perchè dovete sapere che Ennio è un fuoriclasse sul suo bolide rombante. Un milleduecento stradale che io manco per sogno ci salirei a rischiare la vita. Eppure lui, in sella al suo bestione, ai nostri gruppi di aiuto tra stomizzati, non è mai mancato. Viene per incoraggiare gli altri a lottare, con lui, come lui. Anche quando la chemioterapia gli toglie il fiato e le forze e il viso è ricoperto di brufoli ed eritemi, dermatiti e pelle desquamata che cade ovunque, al gruppo non manca mai.
Ora alza il capo e mi sorride spaventosamente.
I suoi occhi emanano una scintilla folgorante. Mi fissano, imperterriti.
Davvero mi fa paura quel sorriso impeccabile. Paura che non sia vero. Che dietro si celi una sofferenza infinita, un dolore lacerante.
Invece no. Non è un sorriso stampato, nè fisso. E' un sorriso mobile e potente quello di oggi, accompagnato da uno sguardo limpido, sicuro, fiero. La sua faccia, sconsideratamente ottimista, è la vertiginosa certezza di guarigione.
Rimango basita, impalata nei miei zoccoli di gomma rosso lacca, la bocca cucita e le gambe pesantissime quando mi pone il referto.
Dirimpetto a me Ennio sembra addirittura più alto. I capelli sottili e irti, spiccano dalla sua testa come tanti ciuffetti di erba fresca. Sono rinati e lui sembra ringiovanito. Scevro da qualsiasi arrovellamento pregresso. Raggiante.
Non ha più il volto gonfiato dai farmaci; qua e là qualche foruncolo mi rimanda ai veleni della chemioterapia, ma niente di grave. I contorni sono definiti da un'espressione energica. Lui sta bene. Lui sta davvero bene. Non prova nessun dolore e con le lacrime agli occhi mi invita a leggere quel referto pet che ciondola tra le mie mani umide.
E' un esame che evidenzierebbe anche piccole metastasi, figuriamoci nel suo caso quanto avranno captato i marcatori glucidici. Non ho il coraggio di guardare.
"Guarda Fanni!" insiste.
Invece no.
Remissione incredibile della malattia.
"Lassù... nessuno mi vuole", accenna.
Perchè i miracoli esistono.
Con il busto chinato in avanti e lo sguardo fisso a terra sembra disperato. Finisco di parlare con un altro signore, poi tocca a lui. Il suo corpo sembra perdersi nell'ampia camicia che porta fuori dai jeans blusanti e anche gli occhiali scivolano sul naso affilato. Il capo gli ciondola. Digita febbrile qualcosa sul telefonino.
Sono trascorse molte settimane dall'ultima volta che l'ho visto e sarà per la luce debole e neonica di questa sala d'attesa ma il suo volto mi rattrista e mi preoccupa moltissimo. Un mese fa la sua tac evidenziava una terribile ripresa di malattia, disseminata dal bacino ai polmoni, dal colon alle ossa, vescica inclusa. Aveva iniziato un altro nuovo ciclo di chemioterapia potente, sicuro che lo avrebbe distrutto lui, con la forza di volontà, questo cancro maledetto.
"Sei venuto in moto come al solito?" gli chiedo incuriosita per sdrammatizzare. Già, perchè dovete sapere che Ennio è un fuoriclasse sul suo bolide rombante. Un milleduecento stradale che io manco per sogno ci salirei a rischiare la vita. Eppure lui, in sella al suo bestione, ai nostri gruppi di aiuto tra stomizzati, non è mai mancato. Viene per incoraggiare gli altri a lottare, con lui, come lui. Anche quando la chemioterapia gli toglie il fiato e le forze e il viso è ricoperto di brufoli ed eritemi, dermatiti e pelle desquamata che cade ovunque, al gruppo non manca mai.
Ora alza il capo e mi sorride spaventosamente.
I suoi occhi emanano una scintilla folgorante. Mi fissano, imperterriti.
Davvero mi fa paura quel sorriso impeccabile. Paura che non sia vero. Che dietro si celi una sofferenza infinita, un dolore lacerante.
Invece no. Non è un sorriso stampato, nè fisso. E' un sorriso mobile e potente quello di oggi, accompagnato da uno sguardo limpido, sicuro, fiero. La sua faccia, sconsideratamente ottimista, è la vertiginosa certezza di guarigione.
Rimango basita, impalata nei miei zoccoli di gomma rosso lacca, la bocca cucita e le gambe pesantissime quando mi pone il referto.
Dirimpetto a me Ennio sembra addirittura più alto. I capelli sottili e irti, spiccano dalla sua testa come tanti ciuffetti di erba fresca. Sono rinati e lui sembra ringiovanito. Scevro da qualsiasi arrovellamento pregresso. Raggiante.
Non ha più il volto gonfiato dai farmaci; qua e là qualche foruncolo mi rimanda ai veleni della chemioterapia, ma niente di grave. I contorni sono definiti da un'espressione energica. Lui sta bene. Lui sta davvero bene. Non prova nessun dolore e con le lacrime agli occhi mi invita a leggere quel referto pet che ciondola tra le mie mani umide.
E' un esame che evidenzierebbe anche piccole metastasi, figuriamoci nel suo caso quanto avranno captato i marcatori glucidici. Non ho il coraggio di guardare.
"Guarda Fanni!" insiste.
Invece no.
Remissione incredibile della malattia.
"Lassù... nessuno mi vuole", accenna.
Perchè i miracoli esistono.