Vergogna: la più potente guida dell'emozione


La guardo con occhi fuori dalle orbite la mia stomaterapista. Mi sta dicendo che posso andare al mare il mese prossimo, che sarà meno caldo, con sacchetti e sacchettini appresso, la puzza di cacca sotto al naso, qualche salviettina qua e là nella borsa ed una saponetta per lavarmi, che non si sa mai si staccasse il sacchetto in spiaggia. Dovrei riempire la valigia di tutto quello che mi serve per gestire la stomia, rilassarmi sotto all'ombrellone, steso in una sdraio mentre la brezza marina mi accarezza il collo, fare il bagno in mare e sorridere alla vita, che me lo ha concesso.
Mai.
Io non riesco nemmeno a guardarmi da vestito, figuriamoci in costume con la mia maledizione agli occhi di tutti. 
Già, la chiamo così questa cosa sporca, appoggiata alla mia pancia esuberante. E' una "maledetta maledizione" che senza giri di parole è toccata a me e non a qualcun altro. 
E' diverso che mi sento, non potete capire. 
Fino a ieri avrei lanciato in aria il mondo per poi riprenderlo al volo. Lo dice anche Jovanotti in una sua recente canzone. Ma non era riferito a lui. Parlava della sua donna, che come la mia trasforma ogni pomeriggio in un capolavoro. Lei si che sta bene. I suoi sono anni ruggenti, come quelli del film omonimo, che non hanno tempo per la malattia. 
Lei al sole ci va ancora con le mammelle al vento. La vedi? E' quella giovane donna laggiù vestita di bianco con i sandali dorati e i boccoli biondissimi. Lei la vita la divora senza masticarla. Vive ogni giorno a cento all'ora e fa vivere anche me. 
Prima dell'intervento lei mi trascinava dovunque e dovunque con lei era un bel posto, perchè perfino la sua ombra si impossessava di me. 
Lei mi accudiva e mi supportava. Mi stimolava e mi incuriosiva. 
In ospedale non mi ha mai abbandonato. Dormiva accanto al mio letto, in quella scomoda poltrona di finta pelle che le si incollava alle cosce. Mi teneva la mano. La mia ricopriva la sua tanto è grande, ma dolcemente. 
Mi sussurrava parole carine ogni giorno. 
No, non mi cambiava il sacchetto. Voleva che lo facessi io, da solo, quando lei non c'era. Ma non stava molte ore lontano da me. Mi portava anche i ghiaccioli, per il mal di gola, o i quotidiani.
L'hanno scorso siamo stati al mare in Sardegna. Vacanze giovani, mano nella mano, si partecipava ai balli di gruppo tutte le sere. 
Quest'anno in realtà pensavamo di andare all'estero. Li sceglie lei gli hotels. Di lusso, comodi, esclusivi. Poi è successo questo disastro e ci è crollato il mondo.
"Giovanni voi ci dovete andare. Perdere l'opportunità dei vedere quanto ci si può arricchire da malati, quando si guarda la vita con occhi diversi, è un prezzo troppo alto da pagare. E tu stai già scontando la tua pena. Dai vita ai tuoi anni non togliere anni alla vita. Resta impalato davanti ad un tramonto sul mare, rimani senza respiro ammirandone la bellezza. Non perdere vita, cerca attimi che valgano una vita!" 
Ma...
Lei.... Lei... si vergogna della mia condizione. Me lo ha confessato. Aspettiamo che ti tolgano la stomia, mi dice sempre. Poi andremo dovunque tu voglia. 
Non le ho ancora detto che forse non la toglieranno più. Non ho avuto il coraggio.
"Giovanni...La vergogna è la più potente guida dell'emozione. E' la paura che non siamo abbastanza bravi. E' un bisogno di esibizione, paradossale. E' come se volessimo essere notati nelle fragilità delle pieghe più intime. Pensa tu a lei adesso, rassicurala, tranquillizzala, dille che stai bene, che ti accetti così. Dalle forza. E la vergogna sparirà come il vento che l'ha portata"



Non è facile per chi sta accanto ad un portatore di stomia accettare la sua condizione. Spesso la vergogna si cela dietro alla rabbia, che macchia il sentimento anche più prezioso quale è l'amore. 
Goffa e assurda, la vergogna non è da meno di un vizio che impedisce la vera felicità. Quella che ognuno possiede, ma che pochi sanno estrarre dalla propria vita.

Post più popolari