Pelvic Floor Training on the street. Al semaforo del centro castellano
Castelfranco Veneto, 26 Marzo 2016
C'è un gran traffico in questo sabato dall'atmosfera di pigra comodità, in centro.
Sono in auto e attraverso questa tortuosa stradina in porfido cubiforme, che costeggia il Cippo di Castelfranco, lungo il fossato del castello. Al semaforo della torre, un corteo di automobilisti ancora assonnati, attende il verde. Di fronte a me, un signore dai capelli bianchi stopposi, si accende una cicca e abbassa il finestrino per far uscire il fumo dall'abitacolo. Metto in folle e lo "start and stop" spegne il motore, liberando i miei piedi dai pedali. Inspiro, ma non troppo da inalare gas di scarico e micropolveri. Appoggio due mani sul volante e do uno sguardo furtivo allo specchietto retrovisore. Espiro e contraggo il perineo a tempo di musica. Un signore dallo sguardo paonazzo sbadiglia a tutto volume. Rilascio e ricontraggo i muscoli del mio pavimento pelvico, senza eccedere nella
performance. Non vorrei che qualcuno pensasse che sto saltellando sul sedile. Pancia in dentro. Veloce. strizzo i glutei e lascio, strizzo e lascio, strizzo e lascio, chiusura dei muscoli anali, vaginali, e butto fuori l'aria dai polmoni. Alla mia sinistra un passante sul marciapiede mi lancia un'occhiata complice; sembra capire il mio training on the street?. Il semaforo è ancora rosso e l'esercizio è tutta una questione di timing. Eccolo, il profumo dolce e penetrante della panetteria di Corso XXIX Aprile, ti fa inspirare ed aspirare l'aria anche se non vuoi. Inspira e rilascia, espira e contrai. Regola di Pelvicstom.
Attraversa le strisce pedonali una tipa davvero singolare. Ha un poderoso concetto a posteriori, e due fianchi copiosi. Cammina dritta sui mocassini senza calze, con una schiena arcuata nei punti giusti e glutei alle orecchie. Altro che incontinenza e prolassi. Con un fisico così il perineo può solo ringraziare nonostante l'abbondanza. Simulo la sua postura qui sul mio sedile buttando la testa all'indietro, tra i sedili, allungo il collo al massimo, sino a vedere tutti i muri dei negozi alle mie spalle. I colori degli intonaci variano dal bianco al beige come se si fossero messi d'accordo di non dare troppo nell'occhio. E' umile e raffinata Castelfranco.
Verde.
Un cacofonico insieme stridente di clacson mi obbliga ad accendere il motore. Giro il capo a destra prima di partire. Il vecchio portone di Via San Giacomo mi fissa con quella minacciosa saracinesca. E' un acido contrasto con i meravigliosi e antichi merli del castello che rispecchiano i movimentati trascorsi della fortezza, ancora integri. Ed è la stessa metafora della vita, degli anni che passano, come i miei, che oggi sono quarantadue.
Allora puoi scegliere. Di essere quel moderno e freddo appartamento bianco asettico, all'ultimo piano del palazzo restaurato con finiture lussuose ma che perde di valore anno dopo anno o, uno splendido castello del milleduecento dai calcinacci scrostati e con i mattoni a vista, che acquista valore anno dopo anno.
Io ho scelto.
C'è un gran traffico in questo sabato dall'atmosfera di pigra comodità, in centro.
Sono in auto e attraverso questa tortuosa stradina in porfido cubiforme, che costeggia il Cippo di Castelfranco, lungo il fossato del castello. Al semaforo della torre, un corteo di automobilisti ancora assonnati, attende il verde. Di fronte a me, un signore dai capelli bianchi stopposi, si accende una cicca e abbassa il finestrino per far uscire il fumo dall'abitacolo. Metto in folle e lo "start and stop" spegne il motore, liberando i miei piedi dai pedali. Inspiro, ma non troppo da inalare gas di scarico e micropolveri. Appoggio due mani sul volante e do uno sguardo furtivo allo specchietto retrovisore. Espiro e contraggo il perineo a tempo di musica. Un signore dallo sguardo paonazzo sbadiglia a tutto volume. Rilascio e ricontraggo i muscoli del mio pavimento pelvico, senza eccedere nella
performance. Non vorrei che qualcuno pensasse che sto saltellando sul sedile. Pancia in dentro. Veloce. strizzo i glutei e lascio, strizzo e lascio, strizzo e lascio, chiusura dei muscoli anali, vaginali, e butto fuori l'aria dai polmoni. Alla mia sinistra un passante sul marciapiede mi lancia un'occhiata complice; sembra capire il mio training on the street?. Il semaforo è ancora rosso e l'esercizio è tutta una questione di timing. Eccolo, il profumo dolce e penetrante della panetteria di Corso XXIX Aprile, ti fa inspirare ed aspirare l'aria anche se non vuoi. Inspira e rilascia, espira e contrai. Regola di Pelvicstom.
Attraversa le strisce pedonali una tipa davvero singolare. Ha un poderoso concetto a posteriori, e due fianchi copiosi. Cammina dritta sui mocassini senza calze, con una schiena arcuata nei punti giusti e glutei alle orecchie. Altro che incontinenza e prolassi. Con un fisico così il perineo può solo ringraziare nonostante l'abbondanza. Simulo la sua postura qui sul mio sedile buttando la testa all'indietro, tra i sedili, allungo il collo al massimo, sino a vedere tutti i muri dei negozi alle mie spalle. I colori degli intonaci variano dal bianco al beige come se si fossero messi d'accordo di non dare troppo nell'occhio. E' umile e raffinata Castelfranco.
Verde.
Un cacofonico insieme stridente di clacson mi obbliga ad accendere il motore. Giro il capo a destra prima di partire. Il vecchio portone di Via San Giacomo mi fissa con quella minacciosa saracinesca. E' un acido contrasto con i meravigliosi e antichi merli del castello che rispecchiano i movimentati trascorsi della fortezza, ancora integri. Ed è la stessa metafora della vita, degli anni che passano, come i miei, che oggi sono quarantadue.
Allora puoi scegliere. Di essere quel moderno e freddo appartamento bianco asettico, all'ultimo piano del palazzo restaurato con finiture lussuose ma che perde di valore anno dopo anno o, uno splendido castello del milleduecento dai calcinacci scrostati e con i mattoni a vista, che acquista valore anno dopo anno.
Io ho scelto.